C’è un dettaglio che potrebbe sfuggire ai più, ma che per il Fisco suona quanto un campanello d’allarme, qualcosa di visibile a tutti, eppure ignorato. Un elemento che, a prima vista, non sembrerebbe avere nulla di sospetto, e che invece può diventare il punto di partenza per un accertamento fiscale.
Non è raro che l’Agenzia delle Entrate accenda i riflettori su alcuni contribuenti non per operazioni finanziarie complesse, ma semplicemente per ciò che guidano. Il possesso di determinati veicoli, di grossa cilindrata, modelli storici o d’epoca, può infatti essere considerato incongruente rispetto al reddito dichiarato e innescare controlli approfonditi.
Quanto vale la tua auto per fisco?
Il punto non è solo il valore del veicolo, ma tutto ciò che il suo mantenimento comporta, un’auto considerata di lusso dovrebbe solitamente prevedere spese elevate. Assicurazioni costose, manutenzioni specialistiche, superbollo, carburante e ricambi non comuni e se questi costi non trovano riscontro nel reddito dichiarato, il Fisco potrebbe venire bussare.

Gli strumenti in mano all’Agenzia delle Entrate non mancano, come l’attuale evasometro, si analizzano le spese del contribuente confrontandole con il tenore di vita. Non conta solo l’auto, ma anche viaggi, hobby, ristrutturazioni o iscrizioni a circoli esclusivi, tutto fa reddito in questo ambito, tutto deve quadrare.
Nel mirino ci sono soprattutto tre categorie di veicoli, le auto di lusso, come le supercar, quelle considerate storiche e i modelli d’epoca. Ogni tipologia ha le sue caratteristiche, ad esempio le supercar, che superano i 250 cavalli e richiedono il pagamento maggiorato del superbollo.
Le auto d’epoca, quindi con oltre trent’anni dal momento di immatricolazione, non pagano il bollo ma devono essere conservate in condizioni originali, senza modifiche. Le auto storiche, invece, hanno più di vent’anni e un riconoscimento ufficiale di rilevanza culturale o tecnica, che deve essere richiesto dal proprietario.
Il mantenimento di questi veicoli, anche se fermi in garage, richiede risorse e se non ci sono le corrette prove documentali parte l’indagine. La procedura è chiara, prima arriva una richiesta di chiarimenti da parte dell’AdE poi, se le spiegazioni non convincono, scatta l’accertamento vero e proprio.
È bene ricordare che questi veicoli non vanno indicati nel 730, ma rientrano comunque nell’Isee e il loro possesso traccia parte del profilo economico del contribuente. E se la sua presenza non è giustificata da documenti solidi, come donazioni, eredità, leasing o finanziamenti, può trasformarsi in un vero e proprio problema.