Si parla di cucina in tv e su YouTube nel panel al Bruno Munari Stage. Il super ospite è Chef Rubio e la sala è gremita. Molti fan, qualche curioso e un sacco di ragazze con gli occhi a cuore. Sì perché Gabriele Rubini (lo chef ha pure un nome), è anche, ma non solo, un sex symbol. Nonostante per sua stessa ammissione sia ingrassato durante le riprese di Unti e bisunti, il suo programma su DMAX.
“Mangio anche 9 volte al giorno e poi mi illudo che una corsetta possa fare il miracolo. Non succede mai. Un consiglio: vestitevi sempre di nero.”
Ma lui, coi suoi tatuaggi e il suo modo di interagire col cibo, non è l’unico motivo del successo del suo programma. “I veri protagonisti sono gli interpreti delle puntate, quelli che cucinano e che introducono i piatti. Loro fanno quei piatti tutti i giorni e il loro racconto ha tutto un altro spessore e sapore. Non finiremo mai di ringraziarli.”
Ci spiega che i personaggi vengono trovati durante l’arco di tutta la settimana, nei 3 giorni di sopralluogo, per poi selezionare quelli più affidabili.
Rubio ha iniziato come tanti, grazie ai video su YouTube che girava con zero mezzi. La sua attitudine ha portato Luca Bersaglia di DMAX a credere nel progetto e a vederci un formato che andasse oltre la durata dei video. Da lì a Unti e bisunti il passo è stato breve e il programma è evoluto nel corso delle tre edizioni. Dai 20 minuti canonici all’ora intera, in cui gli elementi di commedia, quasi filmici sono stati ampliati. Però la linea comica serve per veicolare un messaggio ben più importante.
“Le persone che cucinano nel mio programma” spiega Rubio “servono per far vedere agli spettatori che, passo dopo passo, tutti possono imparare a cucinare. Che la cucina è democrazia, che appartiene a tutti e che se alla gente si toglie la possibilità di imparare a cucinare, ci sarà sempre una frattura insanabile tra il cuoco, che spesso fa il fenomeno, e il pubblico”.
Una curiosità che ci siamo sempre chiesti: Rubio avrà mai rifiutato un piatto durante le riprese? E lì il vate dello street food risponde con un aforisma totale: “Il problema è la quantità, non la qualità. Coi panini con la milza ho veramente esagerato. Il veleno sta nella dose, anche un carrello di carote alla fine fa male, mentre se bevi il succo di un kg di prezzemolo, muori sicuro.”
E com’è visto Rubio dai suoi colleghi? Lui non si sbottona e rilascia un diplomatico “con rispetto“. E alla dichiarazione di Cracco che mette la cipolla nell’amatriciana risponde: “Preferisco non entrare nelle polemiche create ad hoc. Ad ogni modo, io non ce la metto“.
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