Disclaimer: si sconsiglia la lettura di questo articolo alle persone facilmente impressionabili. Ora che ci siamo lavati la coscienza, possiamo raccontarvi dell’allucinante storia di Tim Cannon, un cosiddetto bio-hacker che con l’aiuto di un amico – che di mestiere fa il macellaio, verrebbe da dire guardando le foto – si è impiantato un chip nel braccio, sottopelle. Non pensate a un aggeggio minuscolo e invisibile: l’insieme di circuiti in questione ha le dimensioni di un pacchetto di sigarette, anche perché contiene una batteria che va costantemente ricaricata (e invitiamo i lettori a non fare ipotesi su dove vada inserito lo spinotto del caricabatterie).
A cosa serve questo coso malefico? A registrare i dati biometrici di Tim, un po’ come fanno gli elettrodi che vi attaccano addosso quando andate all’ospedale. Ma con qualche variante frivola. Ad esempio, se Tim ha avuto una giornata stressante, il sistema lo rileva e invia un segnale all’impianto domotico di casa sua, che provvede a preparare un ambiente rilassante con musica d’atmosfera, poltrone reclinate e luci soffuse. Il futuro è già qui, insomma, anche se forse non è il caso di diventarne la prova vivente.
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