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“Pelle d’Uomo” e l’ancora attuale femminismo mediavele

Pelle d’uomo, il graphic-novel firmato dal duo dei sogni Hubert e Zanzim, è un fumetto che in patria ha letteralmente vestito i panni del PSG: dopo aver trionfato al Premio Wolinski, al Premio RT ed al Premio Landerneau si è anche aggiudicata l’edizione 2021 del Premio della Critica dell’ACBD. Insomma un vero e proprio “squadrone” del fumetto che Bao ha portato in Italia e di cui ci ha fatto innamorare a prima vista.

La spaziatura perfetta delle vignette

La storia vede una protagonista, Bianca, che, immersa in un Medioevo fantastico ma con elementi di storicità, si ritrova suo malgrado a dover fare i conti con una società bigotta e maschilista nella quale la donna è sempre e comunque vista in versione ancellare rispetto all’uomo, il padrone del suo destino e che può fare il bello e il cattivo tempo. Bianca è una ragazza sveglia, piena di vita e di sentimento, non le va a genio il fatto di doversi sposare “a scatola chiusa” con un individuo, Giovanni, che non ha neppure conosciuto. Ma, quasi per caso, scopre un segreto che la sua famiglia custodiva da generazioni, una “pelle d’uomo” grazie alla quale, ogni donna che l’avrebbe indossata, prima di diventare moglie, avrebbe potuto conoscere, nel corso delle generazioni, le gioie dell’essere “maschio”.

Da qui Bianca parte per una sorta di quest, anzi di quête  per dirla con un termine medioevale, in cui avvicinerà Giovanni, suo futuro sposo, nei panni, se non proprio nella pelle, di Lorenzo, il nome che lei stessa ha dato a questa nuova veste. Qui il duo di fumettisti, invece di perdersi in possibili equivoci o giochi parossistici, tiene sempre ben salde le briglie della narrazione. C’è spazio per la scoperta da parte di Bianca di una città completamente “rovesciata” rispetto a quella cui è abituata. Se infatti di giorno le persone sono morigerate, apparentemente, dei buoni cristiani, di notte si scatenano mostrando, la loro vera natura: i travestimenti, le emozioni che traboccano in una gioia sudata e un po’ scollacciata.

Bianca, dopo l’iniziale sbornia (neppure tanto figurata) di esperienze, si ritrova a dover fare i conti con la realtà. In fondo lei sta vivendo un inganno e si rende conto di come, nonostante tutto, sia una donna. E le donne, almeno a quel tempo, sono sempre state “seconde” dietro agli uomini. Nel corso della storia, si farà pressante la presenza di un clero sempre più attento, se non proprio paranoico, nei confronti dei costumi della società, Pelle d’Uomo si innalza a vero pamphlet politico e assistiamo alla piena presa di coscienza di Bianca, da ragazza a donna a essere umano al massimo delle proprie facoltà mentali e spirituali.

Pelle d’Uomo è un graphic-novel da leggere perché è una bellissima opera dal punto di vista della realizzazione estetica e della sceneggiatura e un ottimo esempio della potenza del medium fumetto al giorno d’oggi. D’altro canto, assieme a quanto appena espresso, Pelle d’Uomo è anche una pubblicazione importantissima dal punto di vista culturale, sociale e politico. Un luminoso esempio di cosa voglia dire un discorso femminista militante che utilizza l’arte per comunicare non solo la sua presenza ma la sua centralità nel dibattito di questo nostro tempo. Leggere Pelle d’Uomo ci farà diventare Donne e Uomini migliori: esseri umani consapevoli che, nelle nostre diversità, sono più i punti in comune e per questo motivo i diritti e le possibilità debbono essere gli stessi, indipendentemente dai cromosomi del nostro DNA.

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Mattia Nesto

Fa che la morte mia, Signor, la sia comò 'l score de un fiume in t'el mar grando

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Mattia Nesto

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