È tanto schivo quanto bravo Joan Cornellà, non parla. E fa bene: lui disegna, parlano i disegni. Silenzioso, timido, fatica quasi a conversare quando si rimane due a due, quando sale sul palco poi e per forza di cose qualcosa deve dire, gli si chiede del suo ultimo volume, Zonzo, e lo descrive serenamente così: “es la misma mierda, como siempre“. Anche se non lo è mierda, tutt’altro. È un capolavoro.
Cornellà, nato a Barcellona l’11 gennaio 1981 ha conquistato i lettori con il suo tratto pulito, e i suoi personaggi serenamente grotteschi, impegnati in acrobazie corporee sanguinolente, destinate alla tragedia, che spesso si compie in un lago di sangue, ma con un sorriso ebete stampato in faccia.
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È un surrealista nuovo Cornellà, per questo funziona. Scorrendo la sua fan page Facebook troviamo uccellini che svolazzano su prelati, tenendosi un preservativo usato nel becco, mutazioni umani con due tronchi che si fanno scherzetti deliranti, impiccati che dondolano col sorriso da altalena su sfondi pastello, un angioletto, un cupido, che scocca la sua freccia non per far innamorare un cerbiatto, ma per ucciderlo e mangiarlo a strisce come fosse bacon.
Cornellà è così, prendere o lasciare: noi abbiamo scelto di prendere. E Joan Cornellà al Better Days Festival ha creato una coda senza fine, firmando il suo ultimo volume, Zonzo. Grazie Joan.
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