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Dove torna il vento, il libro giusto per scoprire Hayao Miyazaki

Dove torna il vento di Hayao Miyazaki è una lettura fondamentale per scoprirne il genio e l’essere umano dietro di esso.

La copertina di Dove torna il vento

Come se non bastasse, l’incredibile, Nel regno dei sogni e della follia, uno dei migliori documentari a tema cinematografico degli ultimi anni, Dynit pubblica in Italia Dove torna il vento, un volume antologico di interviste fatte a Hayao Miyazaki dove si scandaglia, è il caso di dirlo, l’animo dell’artista e dell’essere umano. E se state pensando a una sorta di pseudo-agiografico, atta a rendere un santino l’icona del regista, vi state sbagliando di grosso dato che si possono leggere cose di questo tipo: “No, alla fine credo di nutrire dell’odio verso me stesso. È una sorta di rifiuto di me stesso che mi porto dietro da sempre“. Capite bene che questo volume già solo per questo è una lettura obbligata.

In attesa di The Boy and The Heron, il nuovo film di Miyazaki in uscita in Italia il prossimo primo gennaio, questo volume è un incredibile compendio per conoscere meglio il geniale artista giapponese. Leggere queste interviste, che coprono, grosso modo, dal 1990 al 2001, è utilissimo per conoscere l’evoluzione di una persona che ci ha regalato dei veri e propri gioielli della cinematografia mondiale. Interviste, come ricordato prima, senza alcun tipo di sconto: “Quando ho realizzato Principessa Mononoke, ho finalmente pensato che fosse stato un bene aver fatto Porco Rosso. Mi sono finalmente convinto di essere stato fortunato a poter realizzare un film come quello. Mi avrebbe fatto star male continuare a lasciarlo in sospeso“. Più che una serie di aneddoti, impressiona il numero di riflessioni, anche molto intime, del cineasta contenute in questo libro. Ad un certo punto ho avuto proprio la sensazione tangibile di una serie di confessioni che riguarda ancora prima del regista, la “persona” Hayao Miyazaki: “Io continuo a competere con Tezuka anche dopo la sua morte. Non voglio mettermi il cuore in pace ed elogiarlo ora che è morto. Abbiamo ammirato il suo nichilismo con timore reverenziale, ne siamo stati influenzati. Ritengo che, dentro di lui, fossero condensate le luci e le ombre di quella che sarebbe successivamente stata la cultura popolare di questo Paese. Perciò, non posso mettermi il cuore in pace solo perché ora è morto. Le parole che gli rivolgo non devono diventare la lama più affilata diretta a me stesso“. Comprendete perché è un libro così importante?

Dove torna il vento, in conclusione, è una grande opera incentrata su un grande regista che ha forgiato il nostro modo di intendere il mondo, la vita e l’arte in generale. Lucido, folle, spietato e poetico: “Non so se arriveremo davvero a essere dieci miliardi o meno, e oltre a ciò si stanno aggiungendo dermatiti, allergie e HIV. Dovremo vivere mentre i confini scricchiolano e si mescolano gli uni con gli altri, e a quel punto ne avremo abbastanza del facile nazionalismo e della transitorietà nichilista a buon mercato degli anni ’80. Perciò credo sia arrivato il momento in cui è necessario realizzare film un po’ più autentici, considerando anche la perplessità di come vivere in un mondo simile. Per film autentico intendo che oggi come oggi i bambini giapponesi sono sommersi dagli stimoli, perciò arriverà il momento in cui anche il solo domandarsi se il nostro scopo nella vita sia più importante di qualsivoglia bene materiale apparirà arrogante. Si sta avvicinando un periodo in cui non dovremo più realizzare un Kiki – Consegne a domicilio“.

 

Mattia Nesto

Fa che la morte mia, Signor, la sia comò 'l score de un fiume in t'el mar grando

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