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La belva nell’ombra: come una vertigine

Coconino pubblica per la prima volta in Italia La belva nell’ombra di Baron Yoshimoto. Ed è subito capolavoro signori.

La copertina di La belva nell’ombra

Leggere le pagine di La belva nell’ombra, opera finora inedita in Italia e pubblicata, con grandissimo merito, da Coconino nella collana Doku, è avere a che fare con un vero e proprio capolavoro. La vicenda messa in piedi, infatti, da sua maestà del manga Baron Yoshimoto (tratta dal romanzo di Edogawa Rampo) ti lega a sé, senza alcun possibilità di scostarti dalle pagine di una storia hard boiled grumosa e sensuale, piena di sospetti, paure (più o meno inconsci), desideri (più o meno espressi) e passione sotterranea che, di tanto in tanto, esplode in tavole di rara bellezza. Siamo davanti a un vero e proprio capolavoro che riesce ad essere tanto perturbante e seducente quanto avviluppante e trascinante, con lo scrittore di chiara fama  Samukawa che “s’inventa”, dopo aver scritto per una vita libri gialli, detective “sul serio” quando incontra l’affascinante Shizuko, moglie di un uomo facoltosa e potente, vittima di quello che potremmo definire uno stalker, il suo primo uomo che la perseguita con lettere inquietanti.

Lo stile de La belva nell’ombra

Da qui, da questa indagine, si evolve una vicenda che viene condotta con grande sapienza da Yoshimoto, attraverso tavole ora più descrittive ad altre, diciamo così, oniriche, in cui vengono messi in scena i desideri e le pulsioni più nascoste dei personaggi. Sono gli sguardi, il gioco degli occhi, a condurre lo spettatore a soffermarsi su questo o quel dettaglio da un lato ma, dall’altro, anche a depistarlo. Rispetto al romanzo originale, un vero e proprio classico della letteratura giapponese, qui a mio avviso si fa un passo in avanti ulteriore, propri perché l’autore, coscientemente, coopera con il vero colpevole per “sviare” le indagini, sia quelle “vere” della vicenda sia quelle mentali del lettore di turno.

La perfetta costruzione delle tavole de La belva nell’ombra

Come se non bastasse, quindi oltre a questa sapientissima sceneggiatura, ci sono i disegni di Baron Yoshimoto che sono un’esplosione dei sensi, con personaggi al tempo stesso chiaro “omaggio” agli attori hollywoodiani (o comunque con chiara ascendenza filmica) e perfettamente afferenti alla tradizione giapponese. Ancora una volta sono i dettagli a fare la differenza, come il tratto marcato del nostro autore, che sottolinea determinati capi di abbigliamento che potrebbero indirizzare le indagini nell’una come nell’altra direzioni. Guanti, bottoni, vestaglie e lettere: è un manga fatto di oggetti e di corpi, corpi che si uniscono, corpi che si trovano, corpi che si fanno del bene, corpi che si allontana. Tutto è acceso qui, tanto le passioni quanta gli scoppi d’ira o di violenza per una vicenda grumosa e perturbante come solo la coscienza di una persona ferita può essere. Le pagine sono pagine materiche, piene di profondissimi neri e di accesi lucori delle carni dei protagonisti. Coconino ha tradotto per la prima volta in italiano un manga capolavoro. Non potete farvelo mancare.

Mattia Nesto

Fa che la morte mia, Signor, la sia comò 'l score de un fiume in t'el mar grando

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