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La vita di Otama: il mare di Palermo ha il colore della giada verde

La vita di Otama: un’opera a cavallo tra Giappone e Italia.

La copertina di La vita di Otama

Quando ho letto che Bonelli avrebbe pubblicato La vita di Otama sono rimasto stupito, vi confesso. Stupito perché, in primis, si trattava di un manga tout court e in secundis perché al centro della vicenda c’era la storia, vera, della prima artista giapponese in Italia. Una storia che, almeno per me, era completamente sconosciuta e che, al termine della lettura, mi ha arricchito come persona e come lettore. Ecco perché ho voluto fortemente raggiungere i due autori, ovvero Keiko Ichiguchi e Andrea Accardi, proprio per capire, “de visu”, il quando, come e perché sia nata quest’opera così particolare e unica nel suo genere. Qui di seguito il resoconto della nostra chiacchierata.

Contesto. “La vita di Otama” è molto più di un semplice fumetto: è una storia che intreccia culture, passioni e un incredibile percorso di lavorazione. Abbiamo intervistato i due autori di quest’opera, che con il loro impegno hanno dato vita a una graphic novel capace di emozionare lettori italiani e internazionali, raccontando la storia di una figura unica, quella di Otama. Ecco cosa ci hanno raccontato sulla nascita, lo sviluppo e la ricezione di quest’opera.

La nascita dell’opera. Per gli autori, non c’è differenza tra manga, comics o graphic novel: ciò che conta è la storia. Lei, di origine giapponese, ha spiegato come il suo background culturale abbia influenzato la sua immaginazione: ogni volta che crea, immagina un manga. Tuttavia, durante la lunga lavorazione (che ha richiesto quasi sette anni), la figura di Otama è andata definendosi come un ponte tra culture. L’idea è nata dall’incontro con la figura di Otama in Italia, grazie al marito della protagonista, un artista palermitano.

Il primo approccio è avvenuto a Palermo, dove uno degli autori ha visto un busto raffigurante Otama al Museo di Arte Moderna. Da lì è partita una ricerca che ha coinvolto anche il libro della professoressa Maria Antonietta Spadaro, dedicato alla figura di questa donna straordinaria. Nonostante in Giappone la storia di Otama sia poco conosciuta, con solo due libri disponibili, gli autori sono riusciti a intrecciare i fili della sua vita, trasformandola in un racconto affascinante.

Lo stile de La vita di Otama

La lavorazione. La lavorazione dell’opera è stata, come ci hanno raccontato, avventurosa e complessa. Iniziata nel 2017, ha affrontato numerosi ostacoli, tra cui un inizio dei lavori effettivi, compreso anche uno studio “dal vero” a Palermo, proprio nei giorni dello scoppio della pandemia del Covid. Questo ha rallentato l’intero iter: i due autori, bloccati dalla situazione sanitaria, non hanno potuto viaggiare tra Italia e Giappone, ma hanno continuato a lavorare con grande dedizione.

Un aspetto che emerge chiaramente è l’attenzione quasi maniacale ai dettagli culturali e storici. Uno degli autori ha studiato profondamente usi e costumi giapponesi, concentrandosi sulla corretta rappresentazione dei kimono e delle tradizioni. Ha definito questa cura come “una maledizione”, perché ogni volta che un disegnatore completava una scena, trovava qualche incongruenza da correggere. Questo livello di precisione è stato fondamentale per rendere autentica l’opera.

La ricezione del pubblico. Quando l’opera è stata pubblicata, entrambi gli autori si sono detti sorpresi dalla reazione del pubblico francese (il fumetto infatti è già uscito in Francia. Pur trattandosi di un fumetto italiano che racconta una storia giapponese, hanno riscontrato una grande attenzione e interesse. Questa accoglienza li ha resi orgogliosi, anche se l’hanno definita “un fatto strano”, data la natura dell’opera e il suo pubblico potenzialmente di nicchia.

L’arrivo a Palermo ne La vita di Otama

I momenti più significativi. Quando abbiamo chiesto agli autori quale fosse la scena a cui sono più legati, entrambi hanno citato le ultime due pagine del fumetto, che ritraggono i protagonisti in riva al mare. Queste pagine, cariche di emozione e atmosfera, hanno commosso entrambi gli autori durante la loro realizzazione, e continuano a farlo ogni volta che le rileggono.

Conclusione. “La vita di Otama” non è solo un racconto, ma un inno alla scoperta, all’amore e alla connessione tra culture. Gli autori sperano che la loro opera possa non solo emozionare, ma anche riaccendere l’interesse verso una figura storica affascinante e poco conosciuta. Questo fumetto, con le sue atmosfere che richiamano i film giapponesi degli anni ‘80, rappresenta un ponte tra due mondi e un tributo a una grande donna a cavallo tra due culture.

Le bellissime pagine finali contenenti i bozzetti preparatori de La vita di Otama

La vita di Otama è, lo avrete capito, un ponte color giada che unisce Italia e Giappone, l’Ottocento con l’oggi e mette in dialogo stili e racconti diversi. Un libro magnificente.

Mattia Nesto

Fa che la morte mia, Signor, la sia comò 'l score de un fiume in t'el mar grando

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Mattia Nesto

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