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Cos’è la Gaiola, l’isola napoletana protagonista del nuovo pezzo di Liberato

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Un’isola maledetta che diventa un portafortuna, una storia antica che diventa protagonista di una delle canzoni del momento.

L’isoletta di Gaiola è un’isola di fronte a Posillipo, raggiungibile a nuoto dalla spiaggia sotto al Parco del Virgiliano. Si trova all’interno del Parco sommerso di Gaiola un’area marina protetta, proprietà della Regione Campania, che si estende dal borgo di Marechiaro alla baia di Trentaremi. Un paradiso a ingresso limitato: ci si accede rilasciando il documento all’ingresso e non più di 100 persone per volta. Un luogo amato dai napoletani, che da qualche giorno è sulla bocca di tutti gli appassionati di musica grazie a una canzone di Liberato.

Per chi non fosse particolarmente immerso nelle cose di musica e hype, Liberato è un progetto video-musicale, che ad oggi conta tre video firmati da Francesco Lettieri e altrettanti pezzi prodotti da un team misterioso, tutti cantati in napoletano e riguardanti storie d’amore che finiscono più o meno male, ambientate nei quartieri partenopei. Non si sa chi sia Liberato: nell’unica esibizione dal vivo, al MI AMI Festival dello scorso maggio, si sono presentati in tanti sul palco, ma l’identità dell’autore e producer è ancora sconosciuta. Grazie a questo mistero, Liberato è diventato in pochi mesi un fenomeno di culto e il suo ultimo pezzo, uscito non per caso il giorno di San Gennaro, si intitola Gaiola portafortuna e sfata il mito dell’isola maledetta di Napoli.

 

 

Un tempo l’isoletta era attaccata alla costa, ma oggi è scollegata dalla terraferma. In epoca romana era una zona residenziale in cui vi erano costruite le ville più belle, mentre oggi la Gaiola è un complesso di due isolette collegate da un ponticello. La vista è semplicemente meravigliosa.

 

 

A dispetto del titolo del pezzo dedicato all’isoletta, la Gaiola non è stata esattamente portafortuna, a causa di alcuni fatti storici che ne hanno decretato la nomea di isola maledetta. Nel XVII secolo infatti viveva lì un eremita chiamato Lo Stregone, che tirava a campare con l’elemosina data dai pescatori del luogo. Dopo la sua morte, nel 1874 Luigi de Negri costruì la villa che ancora si erge a destra del complesso. Le sfortune vere e proprie, però, arrivano nel ‘900.

 

 

In quella villa, negli anni ’20 morì il proprietario, lo svizzero Hans Braun, che fu ritrovato avvolto in un tappeto. La moglie poco tempo dopo annegò in mare e un altro inquilino della villa, il tedesco Otto Grunback morì d’infarto in casa. Un altro proprietario, Maurice-Yves Sandoz morì in un manicomio svizzero e il barone Paul Karl Langheim perse tutti i suoi averi a causa delle feste incredibili che organizzava alla Gaiola.

Tra i proprietari anche la famiglia Agnelli, di cui tutti conosciamo la sorte sfortunata di alcuni membri e Paul Getty, altro proprietario, ha subito il sequestro del nipote da parte della ‘Ndrangheta.

 

L’isola e il suo complesso, per quanto meravigliosi, si sono trasformati in una sinistra leggenda metropolitana, che mischia fatti realmente accaduti e superstizione. Vedremo se la canzone di Liberato contribuirà a sfatare il mito e farla diventare quella che è realmente, uno dei luoghi più belli di Napoli.

 

 

Simone Stefanini

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Simone Stefanini

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