Musica

I migliori album della settimana

Tyler The Creator – Call me if you get Lost

Call me if You get lost arriva con le tempistiche previste, a due anni dal precedente IGOR, che ha in qualche modo consacrato la figura di Tyler, a sua volta anticipato di un biennio da Flower Boy che ne aveva segnato la svolta “black”. Ma il sesto album del fondatore della Odd Future fa di peggio, attraendoci con un titolo accomodante per poi spiazzarci su tutti i fronti. 16 tracce divise tra skit brevi e duri e deliri mistici di oltre 9 minuti, strofe tese e scure come agli esordi e brani chill e colorati che hanno contraddistinto l’ultimo periodo. Gli ospiti, fondamentali per ricreare quell’atmosfera da collettivo dada che sembra stare alla base della creatività di Tyler, (l’ex compagno Domo Genesis, l’idolo di una vita Pharrell, Lil Uzi e Wayne) svettano in un miscuglio di nu jazz, r’n’b, elettronica e musica classica in cui Tyler è l’assoluto demiurgo.

Marco Beltramelli

L’Rain – Fatigue          

La facciamo molto semplice, Fatigue di L’Rain è semplicemente un album fenomenale. E non tanto perché la cantautrice ci ha riversato praticamente l’intera vita ma anche e soprattutto perché, nel farlo, ha adempiuto al primo comandamento di un artista “schiava solo della propria arte”: non fare ciò che si vuole ma farlo al meglio. Ecco, in tal senso, L’Rain ha realizzato non il più classico dei “piccoli-grandi dischi” ma proprio un disco immenso, con canzoni di bellezza e orchestrazione rara, come Suck Teeth colonna sonora obbligata di un viaggio in bici, in treno, in metro o, perché no, anche a bordo piscina o in coda per il vaccino.

Mattia Nesto

Gaspard Augé – Escapades

Basta un intro che sa di rincorsa sulla rampa di lancio per far partire Escapades, un disco che somiglia in tutto e per tutto a un viaggio interspaziale spumoso e privo di angoscia. Gaspard Augé ci tiene a portarsi nel sound gli strascichi dei Justice, con le tipiche casse dritte e il funk stradale, ma va oltre. In questo disco che lo vede solista la ricerca sul sound volta parzialmente le spalle a momenti lisergici per lasciare spazio a synth lievi che accompagnano l’orecchio tenendolo al sicuro, senza mai fargli perdere il senso del viaggio. Gaspard Augé non lesina sui bassi, inserisce linee melodiche dal fare epico, e pezzo per pezzo dà vita a un disco di puro french touch da tener sempre sotto mano nei viaggi più lunghi, magari estivi.

Gabriele Vollaro

Marco Beltramelli

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