Il progetto del Ponte sullo Stretto di Messina torna a far discutere. Al centro del confronto, questa volta, ci sono dati scientifici aggiornati che rivelano la presenza attiva di una faglia sismica nell’area. La struttura, nota come W-fault, è legata allo stesso sistema geologico che nel 1908 provocò il disastroso terremoto che rase al suolo Messina e Reggio Calabria. Le nuove rilevazioni, basate su analisi satellitari del programma Copernicus dell’Unione Europea, offrono una fotografia più precisa dei movimenti del suolo nell’area, riaccendendo dubbi tecnici e tensioni politiche attorno al progetto.
Movimenti millimetrici, ma costanti: la faglia è attiva
Una delle ricerche più citate, firmata nel 2021 da Barreca e colleghi, ha mappato l’intera struttura della faglia che corre lungo l’asse dello Stretto e arriva fino alla Calabria meridionale. I movimenti del terreno registrati dai satelliti indicano una tendenza al sollevamento nella fascia che comprende Villa San Giovanni, Campo Calabro e Cannitello, mentre più a sud, in prossimità del torrente Catona, si rileva un abbassamento graduale.

Si parla di variazioni superiori a 1,5 millimetri l’anno. Una cifra che può sembrare irrilevante, ma che in campo geotecnico è sufficiente a suggerire un’attività tettonica persistente, incompatibile – secondo alcuni esperti – con la costruzione di grandi infrastrutture statiche come un ponte a campata unica. In particolare, l’area interessata dal tracciato del ponte coinciderebbe con segmenti di faglia ancora attivi, la cui stabilità nel lungo periodo resta incerta.
Il 16 maggio l’incontro pubblico con Doglioni
Per approfondire il quadro, è atteso un incontro pubblico fissato per il 16 maggio presso la chiesa di Santa Maria Alemanna, nel centro di Messina. A discuterne saranno Carlo Doglioni, geologo ed ex presidente dell’INGV, Paolo Nucolone, ingegnere ambientale, e Renato Accorinti, ex sindaco della città.
Il titolo dell’incontro – “Il Ponte e il puzzle delle faglie dello Stretto” – non è casuale. L’evento sarà un’occasione per fare il punto su studi sismologici, vincoli tecnici e responsabilità progettuali. Un confronto aperto con la cittadinanza, in un momento in cui le opposizioni al progetto tornano a farsi sentire, anche con esposti presentati alla procura europea per verificare la congruità tecnica delle garanzie offerte.
La società Stretto di Messina Spa ribadisce da parte sua che l’opera è progettata per resistere a forti terremoti, ma il timore degli esperti non riguarda solo la resistenza statica, bensì l’interazione tra una struttura così complessa e un terreno geologicamente in trasformazione.
Gli aggiornamenti forniti da Copernicus non rappresentano semplici rilevamenti visivi: si tratta di misurazioni interferometriche ad altissima precisione, utilizzate proprio per la gestione dei rischi sismici e la pianificazione infrastrutturale. La conferma della continua attività della faglia W-fault richiede ora, secondo la comunità scientifica, una revisione cauta dei parametri di sicurezza, prima di qualsiasi via libera definitivo.
Il Cipess potrebbe pronunciarsi già entro l’estate con un’accelerazione dell’iter, ma gli scienziati avvertono: la velocità decisionale non può ignorare la complessità del sottosuolo dello Stretto, che rappresenta uno degli scenari sismici più critici dell’intero Mediterraneo.
Il ponte non è solo una sfida ingegneristica: è una prova di trasparenza e ascolto, in un territorio che ha già pagato in passato un prezzo altissimo alla geologia. E ora guarda con attenzione ai numeri, prima ancora che ai progetti.