È ancora alto il fermento tra gli ex parlamentari italiani in merito al taglio dei vitalizi, una questione che continua a far discutere e a muovere ricorsi legali a sei anni dalla riforma introdotta nel 2018.
Attualmente sono circa 1.300 gli ex deputati che hanno presentato ricorso presso la Camera dei Deputati per chiedere l’annullamento della delibera con cui l’allora presidente Roberto Fico impose una riduzione sostanziale degli assegni pensionistici. Tra i ricorrenti figurano figure note come Claudio Scajola, Fabrizio Cicchitto, Rosa Russo Iervolino, Claudio Martelli, Paolo Guzzanti e Ilona Staller.
Il contesto della riforma del 2018 e le conseguenze sui vitalizi
Il provvedimento del 2018 ha radicalmente modificato il sistema di calcolo dei vitalizi, passando da un metodo retributivo a uno contributivo, in linea con quanto previsto per i lavoratori del settore privato e pubblico. Prima di questa riforma, molti ex parlamentari percepivano assegni mensili anche superiori ai 4.000 euro, mentre dopo l’entrata in vigore della delibera questa cifra è stata in alcuni casi ridotta fino al 90%, con importi che scendono anche sotto i 1.000 euro mensili. La motivazione principale alla base del taglio risiede nel fatto che i contributi versati dai parlamentari non erano mai stati proporzionati rispetto alle somme percepite, creando un sistema pensionistico privilegiato rispetto a quello degli altri cittadini.
La delibera è diventata operativa nel 2019, dando il via a una serie di ricorsi da parte degli ex deputati più anziani, i quali hanno subito i tagli più drastici. Nel 2022 il Consiglio di giurisdizione della Camera ha parzialmente dato ragione a questi ex parlamentari, stabilendo che il calcolo dell’assegno ridotto dovesse essere corretto in modo da riguardare solo il periodo successivo al 2022. Questa decisione ha comportato un aumento degli importi percepiti da molti, sebbene il problema non sia stato completamente risolto.
Parallelamente, al Senato nel 2023 si è assistito a un’inversione di rotta: il taglio dei vitalizi per gli ex senatori è stato completamente abrogato, un segnale che ha ulteriormente alimentato le aspettative dei deputati. Nonostante le sentenze di primo grado abbiano respinto alcuni ricorsi, in particolare quelli degli ex deputati più giovani, la battaglia legale non si è esaurita. Dopo il rigetto dei ricorsi in primo grado avvenuto nell’estate del 2024, molti hanno presentato appello, portando la questione davanti al Collegio d’appello della Camera, che funge da tribunale di secondo grado.

Le udienze sono iniziate il 2 luglio scorso, con la discussione degli avvocati rappresentanti degli ex parlamentari, e sono proseguite il 10 luglio. La decisione definitiva è ora attesa per la prossima settimana. A presiedere il collegio, composto da cinque membri, è Ylenia Lucaselli di Fratelli d’Italia, il cui voto ha un peso doppio e potrebbe risultare decisivo. Gli altri componenti sono Vittoria Baldino (M5S), Ingrid Bisa (Lega), Marco Lacarra (PD) e Pietro Pittalis (Forza Italia). Per quanto riguarda gli schieramenti politici, è ipotizzabile che Forza Italia sostenga il ripristino dei vitalizi mentre il Movimento 5 Stelle si opporrà. Le posizioni degli altri membri restano invece più fluide e incerte.
Qualora il Collegio d’appello desse ragione agli ex deputati, le conseguenze economiche potrebbero essere significative. Si stima infatti che, qualora venissero accolte tutte le richieste di rimborso da parte degli ex parlamentari ricorrenti, la cifra complessiva da restituire allo Stato potrebbe superare i quattro miliardi di euro. Una somma ingente che riaprirebbe un dibattito politico e sociale sull’equità del sistema pensionistico parlamentare e sui costi sostenuti dalla collettività.
La questione dei vitalizi rappresenta dunque un nodo irrisolto che continua a tenere banco nell’agenda politica e giudiziaria italiana, con un impatto diretto sulle finanze pubbliche e sull’immagine delle istituzioni. La prossima sentenza sarà cruciale per definire il futuro di queste pensioni speciali e per stabilire se e come verranno modificati gli assegni percepiti dagli ex deputati.