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Home Politica

Regionali Veneto, nell’accordo tra Lega e Fdi finiscono anche legge elettorale e premierato

La legge elettorale e il premierato sono finite sul tavolo delle trattative tra Lega e Fratelli d'Italia per le Regionali in Veneto.

by Mattia Senese
16/09/2025
in Politica
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Giorgia Meloni

Legge elettorale e premierato sul tavolo delle trattative della Maggioranza - Dailybest.it / Credits: Instagram @Giorgiameloni

Il dibattito politico in Veneto si intreccia con importanti novità sul fronte delle riforme istituzionali nazionali, dove tra le priorità emergono la riforma della legge elettorale e l’introduzione del premierato.

L’accordo tra Lega e Fratelli d’Italia (Fdi) non riguarda solo la gestione delle candidature alle regionali, ma coinvolge anche alcune delle più significative trasformazioni costituzionali in cantiere.

Avanzano le riforme: separazione delle carriere e riforma della giustizia

Come anticipato, la separazione delle carriere nel sistema giudiziario è già approdata in Aula a Montecitorio il 16 settembre, con l’obiettivo di ottenere il via libera entro la settimana. La riforma, che ha trovato un fronte comune tra i partiti del centrodestra e gode di ampio sostegno popolare, rappresenta la prima delle due “letture conformi” necessarie in Parlamento. Dopo l’approvazione da parte della Camera e del Senato (attesa entro fine anno), si procederà al referendum confermativo previsto per giugno 2026, qualora la riforma costituzionale venga approvata con meno dei due terzi dei voti.

Parallelamente, torna nel calendario parlamentare il cosiddetto Ddl Casellati, la proposta di riforma che introduce l’elezione diretta del premier e un rafforzamento dei suoi poteri. Il testo, già approvato dal Senato nel giugno 2024, era rimasto fermo ma ora è previsto in discussione nella sessione di novembre, segnale che si sta cercando di imprimere una nuova spinta a questa “madre di tutte le riforme” voluta da Giorgia Meloni.

Il confronto politico si concentra su due aspetti cruciali del Ddl Casellati: il sistema di elezione del presidente del Consiglio e il ruolo del voto degli elettori all’estero. Nel caso di elezione diretta del premier, infatti, il voto degli oltre 5 milioni di italiani residenti all’estero sarebbe contabilizzato “per testa” e non più attraverso circoscrizioni specifiche, determinando un potenziale impatto significativo sul risultato finale. Per evitare che il voto estero possa ribaltare quello nazionale, si sta valutando un meccanismo di perequazione inserito in Costituzione.

Per quanto riguarda la legge elettorale, il disegno di legge punta a garantire un premio di maggioranza del 55% dei seggi per la coalizione che supera il 40% dei voti, con un sistema proporzionale che sostituisca i collegi uninominali attuali. Tuttavia, alla luce delle sentenze della Corte costituzionale che hanno limitato i premi e i meccanismi di assegnazione dei seggi (Porcellum, 2014; Italicum, 2017), il testo dovrà essere modificato: la parola “garantisca” sarà sostituita con “favorisca” per trovare un equilibrio costituzionale. Inoltre, si ipotizza l’introduzione di un ballottaggio nel caso in cui nessuna coalizione superi il 40%, anche se questa soluzione è malvista dalla Lega.

Matteo Salvini
Regionali Veneto, braccio di ferro tra Lega e Fdi – Dailybest.it / Credits: Instagram @Matteosalvini

Il vero terreno di scontro riguarda la possibile modifica del Rosatellum, la legge elettorale vigente, in vista delle elezioni politiche del 2027. Palazzo Chigi ha preso in esame un modello che elimini la “lotteria” dei collegi uninominali (37% del totale) e introduca un sistema proporzionale con premio di maggioranza e l’indicazione esplicita del nome del candidato premier sulla scheda elettorale. Questo permetterebbe agli elettori di scegliere direttamente il premier, anche prima dell’eventuale approvazione del premierato costituzionale.

Tuttavia, le resistenze più forti arrivano dalla Lega, che temono di perdere la sovra-rappresentazione attuale garantita dai collegi uninominali nel Nord Italia. L’indicazione del candidato premier (attualmente Giorgia Meloni) potrebbe anche sottrarre voti interni alla coalizione a favore di Fratelli d’Italia: stime parlano di un possibile “drenaggio” di 700-800 mila voti verso il partito di Meloni. Analoghe preoccupazioni emergono in Forza Italia, con Antonio Tajani che ha espresso la necessità di consentire a ogni partito di indicare il proprio candidato premier, pur riconoscendo che la guida del governo spetterà al partito della coalizione che ottiene più voti.

Dietro le tensioni sulle candidature regionali venete e sul dopo-Zaia, quindi, si cela un confronto più ampio che riguarda il futuro assetto istituzionale e politico del Paese. Giorgia Meloni sembra intenzionata a condizionare la scelta della Lega sul candidato governativo in Veneto proprio in funzione dell’intreccio con le riforme istituzionali e della nuova legge elettorale da applicare nel 2027.

La partita tra Lega e Fratelli d’Italia sul territorio veneto è dunque molto più che una semplice scelta locale: riflette le dinamiche di una coalizione che sta negoziando il proprio futuro politico insieme alle trasformazioni del sistema istituzionale italiano.

Mattia Senese

Mattia Senese

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