Nel quadro politico italiano, le tensioni all’interno della maggioranza tra Forza Italia e Lega si fanno sempre più evidenti su diversi fronti cruciali, dalla politica fiscale alla cittadinanza, fino alle candidature regionali e alle strategie europee.
Le divergenze emergono con forza in vista delle prossime elezioni regionali e mentre si avvicinano importanti voti parlamentari.
Tensioni sulle candidature e lo ius scholae
Uno dei nodi più spinosi riguarda la scelta del candidato governatore in Veneto, dove la Lega, forte della leadership di Luca Zaia, spinge per il proprio nome, mentre Antonio Tajani, esponente di Forza Italia, rilancia la proposta di Flavio Tosi come alternativa valida. «Non si tratta di spartizioni di potere, ma di identificare un candidato serio e credibile», ha affermato Tajani, sottolineando la volontà di proporre una candidatura che rispecchi un buon governo. Dal canto suo, Igor Iezzi, esponente della Lega, ha ribadito la necessità di proseguire con un candidato del Carroccio, considerato sinonimo di stabilità amministrativa.
In parallelo, si riapre il dibattito sullo ius scholae, la proposta di legge che punta a concedere la cittadinanza italiana a chi ha completato almeno dieci anni di scuola obbligatoria in Italia. Tajani ha escluso qualsiasi accordo sottobanco con il Partito Democratico e ha invitato gli interlocutori a leggere attentamente il testo, che si differenzia nettamente dall’attuale legge sulla cittadinanza. Questa posizione però non ha trovato risposta alla provocazione di Carlo Calenda, che ha annunciato una proposta di legge simile.
Il terreno fiscale è un altro campo di battaglia tra i due partiti di maggioranza. Tajani ha rilanciato con forza la proposta di un taglio dell’Irpef per il ceto medio e la reintroduzione di una flat tax al 23%, un’idea storica di Silvio Berlusconi. Tuttavia, la Lega ha respinto questa ipotesi, sostenendo che una flat tax a quel livello aumenterebbe la pressione fiscale su milioni di cittadini. Armando Siri, consigliere economico di Matteo Salvini, ha ribadito che la flat tax efficace dovrebbe fissarsi al 15%, mentre Maurizio Casasco di Forza Italia ha avvertito che questa aliquota sarebbe insostenibile, rischiando di creare un buco di bilancio importante.

A complicare ulteriormente i rapporti interni è arrivata la mozione di sfiducia nei confronti di Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea, sostenuta dalla Lega ma fortemente criticata da Tajani, che l’ha definita «una grande sciocchezza» e un atto irresponsabile. Secondo Tajani, mettere in discussione la leadership europea significherebbe danneggiare l’Italia, che ha bisogno di un forte legame con l’Unione Europea. Nonostante ciò, ha precisato di rispettare le scelte della Lega, auspicando che la presidente del Consiglio continui a sostenere con vigore l’Europa.
Le tensioni tra Forza Italia e Lega si riflettono anche nella gestione delle candidature per le prossime elezioni in sei regioni, tra cui Veneto e Puglia. La situazione appare complessa, soprattutto con la volontà di Zaia di presentare una lista personale che mira a superare il 45% dei consensi. Parallelamente, il governo ha dovuto fare marcia indietro su un emendamento del decreto infrastrutture che avrebbe semplificato l’acquisto di armi, dopo un acceso confronto con la Lega in commissione parlamentare.
Questi contrasti evidenziano come la maggioranza di governo si trovi a dover negoziare con attenzione su più fronti, cercando di mantenere un equilibrio difficile tra le diverse anime politiche e le priorità legislative.