Portare all’attenzione del grande pubblico, e di chi nelle sedi preposte prende decisioni che impattano sulla qualità della vita di migliaia di persone, tutte le criticità delle concessioni di ausili e prodotti per la cura e l’autonomia personale destinate alle persone anziane e/o affette da disabilità.
Un tema che finisce troppo spesso accantonato ai margini della discussione politica (e sociale) e che è stato protagonista dell’incontro avvenuto nella giornata di ieri al Palazzo Sanatorio del Campidoglio a Roma. A promuovere l’evento alcune delle sigle più autorevoli del campo: FINCOPP, AISTOM, FISH Lazio e Associazione Paraplegici di Roma e del Lazio.
La denuncia delle associazioni: minato il diritto alla scelta del paziente
Gli ausili e i dispositivi medici monouso (ovvero dalle sacche ai cateteri, dalle placche ai prodotti ad assorbenza) impattano sulla qualità della vita e la quotidianità di migliaia di cittadini e rappresentano il fulcro stesso di un diritto inviolabile, quello alla salute. Ecco perché l’intero nuovo sistema di gare e concessioni della Regione Lazio è stato messo in discussione nel corso della conferenza stampa, dove sono state messe in risalto tutte le criticità di una struttura che potrebbe causare ritardi significativi per i pazienti, con conseguente peggioramento delle condizioni di salute.
Stando alle nuove direttive della Regione Lazio, a differenza di prima, il medico dovrà indicare il codice ISO dell’ausilio ma anche il modello specifico, senza però conoscere l’offerta del mercato. Potrebbe dunque verificarsi una situazione al limite, con un fornitore che potrebbe non avere il materiale richiesto tra le sue disponibilità. Ed è proprio qui che si verifica un grave paradosso: in questi casi si dovrà annullare l’intero iter e ricominciare.
Nella conferenza stampa di FINCOPP, AISTOM, FISH LAZIO e Associazione Paraplegici di Roma e del Lazio, si è posta particolare attenzione sull’Art.59 del Nuovo Codice degli Appalti che rischia di ridurre drasticamente la libera scelta del paziente. Secondo il nuovo sistema, infatti, un paziente potrà scegliere soltanto tra un solo prodotto o al massimo tre, nonostante la presenza sul mercato di decine di dispositivi con il medesimo codice. Questa limitazione non terrebbe conto della specificità dei singoli casi. Si pensi ad esempio a prodotti come cateteri o ai dispositivi per stomie, strumenti che accompagnano il paziente durante la sua quotidianità.

Sarebbe un errore, denunciano le associazioni, non tenere conto della conformità delle persone (dal peso alle ernie peristomali, o all’eccessiva sudorazione o dermatiti) e di tutto quello che potrebbe rendere inadatto un dispositivo ad evitare infezioni o altri problemi di salute. Verrebbe meno, dunque, la valutazione delle esigenze sanitarie del paziente. L’intero sistema delle gare non riesce a dare risposte concrete e soddisfacenti né a tutelare il diritto alla salute dei pazienti.
Eppure, il sistema delle gare d’appalto era stato concepito come una risposta temporanea in attesa della creazione di un Repertorio dei prodotti prescrivibili con marca e modello, ovvero un sistema analogo a quello dei farmaci. Ma, al momento, di questo Repertorio non vi è traccia. Le associazioni hanno anche ricordato che, stando ai dati attuali, il sistema delle gare non ha generato risparmi economici (come annunciato). Alla base del mancato risparmio una contraddizione: i prezzi di aggiudicazione sono gli stessi delle tariffe regionali preesistenti.
Questo, denunciano ancora le associazioni, perché gli operatori del settore erano ben conosci che la scelta del prodotto non sarebbe dipesa dal prezzo ma dal medico o dal paziente. Questo sistema può dunque creare gravi problemi, dal momento che un paziente sarebbe costretto ad attendere i materiali di uno stesso ausilio da fornitori diversi, con pericolosi ritardi che non farebbero altro che peggiorare le sue condizioni di salute.