Una semplice bevanda calda, consumata da milioni di persone ogni giorno, potrebbe contenere sostanze che nessuno si aspetta, è questo l’allarma lanciato dai ricercatori. Sono state rilevate minuscole particelle invisibili all’occhio umano, che potrebbero avere effetti potenzialmente significativi sulla salute degli italiani che acquistano la nota bevanda.
I ricercatori hanno appena fatto una scoperta che invita a riflettere sul modo in cui prepariamo e consumiamo le nostre bevande preferite. Gli inquinanti e le microparticelle sono più diffuse di quanto immaginiamo e sono diventate un serio rischio per la salute nazionale.
Attenzione alle microplastiche
Uno studio condotto dall’Università di Birmingham ha analizzato ben 31 tipologie di bevande calde e fredde, per un totale di 155 campioni. L’obiettivo era misurare la presenza di microplastiche, particelle minuscole che possono entrare nel nostro organismo, danneggiando dall’interno organi e causando malattie pericolose.

La sorpresa più grande è che non è l’acqua in bottiglia a risultare la più contaminata, bensì il tè caldo, con concentrazioni altissime per litro. A seguire anche il caffè caldo presenta concentrazioni rilevanti, eppure, le stesse bevande quando consumate fredde mostrano numeri molto più bassi, secondo la ricerca.
Anche bevande come succhi di frutta, energy drink o altre bibite analcoliche registrano valori ancora più contenuti, ma sempre allarmanti dal punto di vista medico. Allo stesso modo di te e caffè, è confermato che temperatura e modalità di preparazione influenzano significativamente il rilascio di microplastiche nell’organismo.
Secondo i ricercatori, il calore accelera il distacco di particelle dai materiali plastici con cui le bevande entrano in contatto come bottiglie o bicchieri. Anche il movimento intenso, necessario per sciogliere zucchero o latte, magari usando posate di plastica scadente, contribuisce a incrementare la concentrazione di microparticelle.
Lo studio inglese è tra i primi a spostare l’attenzione dall’acqua, dimostrando come anche altre bevande siano fonti importanti e pericolose di microplastiche. Gli enti preposti al controllo sono già stati avvertiti ed è chiaro che dovranno aumentare la severità delle verifiche su contenitori e imballaggi.
Nel frattempo, ci sono alcune strategie pratiche per limitare l’esposizione, ed esempio, utilizzare tazze in materiali sostenibili come ceramica o vetro, è un primo passo. Preferire bevande a temperature più basse e limitare il movimento eccessivo del liquido, evitando di mescolare troppo energicamente, aiuta a contenere la contaminazione.
La scoperta dell’Università di Birmingham conferma che anche gesti quotidiani, apparentemente innocui, meritano attenzione e anche piccole modifiche nelle abitudini possono fare la differenza. Consumare consapevolmente diventa così non solo un gesto di attenzione verso noi stessi, ma anche verso l’ambiente che ci circonda, proteggendo la nostra salute.