Il Ponte sullo Stretto di Messina appare sempre più come un progetto irrealizzabile, segnato da ritardi, polemiche e carenze strutturali difficili da colmare. Nonostante le promesse e gli annunci, la sua realizzazione sembra destinata a restare un sogno incompiuto, segno delle fragilità del sistema infrastrutturale italiano.
La Corte dei Conti ha infatti bocciato il progetto, definendolo vecchio e carente, aprendo una discussione che mette in luce criticità parecchio profonde. Si riaccende il dibattito nazionale, sull’effettiva utilità del Ponte e sulla mancata concretezza delle promesse politiche, spacciate spesso come certezze ma rivelatesi infondate.
La verità nascoste del Ponte sullo Stretto, parla Tozzi
Recentemente infatti, anche il geologo Mario Tozzi ha commentato gli eventi, sottolineando come il progetto presenti lacune strutturali e scientifiche che non possono essere ignorate. La vicenda ha riacceso dubbi sull’idea stessa di progresso, legata alle grandi opere, sollevando interrogativi sul metodo e sulla trasparenza delle scelte applicate.

Durante una puntata della trasmissione Agorà su RAI 3, Tozzi ha analizzato la relazione della Corte dei Conti, evidenziando i punti più problematici. Secondo il noto divulgatore, la documentazione è carente, i pareri chiave privi di firma e mancano atti che definiscano chiaramente i costi dell’opera.
In alcuni casi la delibera risulta insufficiente, in altri addirittura errata, con atti importanti che non riportano alcuna sottoscrizione ufficiale. Tozzi ha proseguito spiegando che tutto sembra essere stato fatto di fretta, senza uno studio strutturale adeguato alle scala di controllo necessarie in questi casi.
Manca addirittura un intero set, centinaia di migliaia di dati raccolti nelle due province, indispensabili per valutare la reale fattibilità del progetto. Non è stata effettuata nemmeno una valutazione sismo-tettonica da parte di un organismo terzo come possono essere l’INGV o il CNR.
Il geologo, laureato e dottore in scienze della Terra, è primo ricercatore dell’Istituto di Geologia Ambientale e Geoingegneria del CNR. Questo rende ancora più significative le critiche rivolte a un progetto che appare privo di basi scientifiche solide, rivelandosi forse una colossale montatura.
Tozzi ha poi affrontato il tema culturale, altro punto dolente legato al Ponte, criticando l’idea che le grandi opere possano creare progresso da sole. Secondo lui, all’inizio del terzo millennio le opere dovrebbero assecondare il progresso, non inventarlo, perché il progresso nasce dal pregresso del passato.
Il divulgatore ha evidenziato anche la mancanza di un vero dibattito pubblico, elemento fondamentale per decisioni di tale portata. Le occasioni di confronto, invece, sono state poche e insufficienti, lasciando spazio a decisioni prese dall’alto di qualche poltrona, ma senza una presa concreta.
Il Ponte sullo Stretto resta dunque un progetto irrealizzabile, ma oggi ancor più appare come un monito sulle carenze del sistema decisionale. La bocciatura della Corte dei Conti e le critiche di Tozzi aprono una riflessione necessaria sul futuro delle grandi opere in Italia.
