Il tema dei compiti a casa torna al centro del dibattito educativo italiano con l’emanazione della nuova circolare ministeriale del 28 aprile, firmata dal ministro Giuseppe Valditara.
Questo documento rilancia alcune direttive in tema di didattica e gestione delle verifiche scolastiche, sottolineando l’importanza di una distribuzione equilibrata del carico di lavoro per gli studenti.
Nuove linee guida sui compiti e le verifiche: più coordinamento tra docenti
La circolare richiama esplicitamente i principi contenuti nel DPR n. 275 del 1999, che assegna ai docenti autonomia didattica, ma introduce anche precise raccomandazioni per migliorare il coordinamento tra insegnanti della stessa classe o istituto. Tra le indicazioni principali vi è la necessità di evitare di concentrare verifiche e compiti nello stesso giorno, distribuendo invece gli impegni di studio in modo più uniforme durante la settimana.
Un’attenzione particolare è riservata alle giornate festive e alle modalità di annotazione dei compiti, sia sul registro elettronico che sul diario cartaceo degli studenti, con un’attenzione particolare rivolta al primo ciclo d’istruzione. Il ministro Valditara ha sottolineato che “l’obiettivo è responsabilizzare gli studenti, affinché possano organizzare lo studio in modo efficace una volta usciti da scuola”.
Secondo i dati aggiornati dell’indagine OCSE-PISA, l’Italia si distingue per il primato nel numero di ore settimanali dedicate allo studio domestico: gli studenti italiani trascorrono in media 8,5 ore alla settimana sui compiti, una quantità nettamente superiore rispetto alla media di altri paesi sviluppati.
A titolo di confronto, gli studenti sudcoreani, considerati tra i migliori al mondo per risultati scolastici, dedicano appena 2,5 ore settimanali ai compiti a casa. In Europa, la Francia registra una media di 4,6 ore nella scuola primaria e circa 7 ore nella secondaria, mentre paesi nordici come Danimarca, Finlandia e Svezia si attestano su tempi di studio a casa che sono circa un terzo di quelli italiani. La Germania, invece, mantiene un equilibrio con 1-2 ore giornaliere dedicate ai compiti, puntando al benessere degli studenti e al giusto bilanciamento tra studio e vita personale. Unica eccezione in Europa è la Russia, che si avvicina al dato italiano con circa 9 ore settimanali.

Diversi paesi europei hanno adottato strategie differenti per affrontare la questione dei compiti a casa, spesso privilegiando il benessere e l’equità tra gli studenti. In Francia, ad esempio, i compiti a casa sono stati quasi completamente eliminati grazie a normative vigenti fin dal 1956, sostituiti da ore di “studio accompagnato” all’interno dell’orario scolastico.
La Finlandia ha adottato una politica simile, abolendo i compiti nelle prime fasi della scuola primaria e favorendo attività pratiche e collaborative durante le lezioni in presenza. Anche la Polonia ha recentemente eliminato i compiti per i primi tre anni delle elementari, riducendoli notevolmente nelle scuole medie. La Germania, da parte sua, non assegna compiti durante i periodi di vacanza, riconoscendo l’importanza del riposo per un corretto equilibrio tra studio e tempo libero.
Questi modelli si fondano sull’idea che la riduzione o l’eliminazione dei compiti possa contribuire a promuovere una maggiore equità sociale, limitando le disparità derivanti dalle differenti risorse familiari a disposizione degli studenti. Per supportare questo approccio, molti sistemi scolastici investono considerevolmente in personale docente qualificato, infrastrutture moderne e spazi didattici adeguati, favorendo metodi di apprendimento collaborativi e innovativi all’interno degli istituti.
L’Italia, con il suo elevato carico di compiti a casa, si trova quindi a dover confrontare la propria tradizione educativa con i modelli europei più innovativi, in un momento in cui la scuola è chiamata a rinnovarsi per rispondere meglio alle esigenze degli studenti e della società contemporanea.