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Clubhouse: il nuovo social dal sapore radiofonico

Prima mi è arrivato il messaggio di una ragazza che m’invitava a usarlo, poco dopo, aprendo Facebook, ho trovato lo stato di un mio amico che ne parlava. Incuriosito, sono andato a googolare e ho notato come tutti gli articoli a riguardo fossero stati pubblicati solamente qualche ora prima. Di cosa sto parlando? Di Clubhouse.

Che cos’è Clubhouse? Al di là del nome che può vagamente ricordare una rivista porno anni 80, Clubhouse è un social dal format radiofonico creato dall’imprenditore californiano Paul Davison e dall’ex dipendente di Google Rohan Seth. Valutata più di 100 milioni di dollari già a pochi mesi dalla sua nascita, quando contava poco meno di 1500 iscritti, il successo dell’app è frutto dell’illuminante campagna di marketing avviata dagli sviluppatori. A differenza degli altri social come Snapchat o TikTok che, con risultati diametralmente opposti, hanno cercato di coinvolgere il maggior numero di persone in tutto il mondo, Clubhouse ha fin da subito puntato sull’elitarietà della sua utenza. Ancora oggi per iscriversi alla piattaforma è necessario ricevere un invito da un utente registrato, il compagno che ha già superato la selezione all’ingresso e, dall’interno del locale, urla al buttafuori di farci passare. Un metodo un po’ massonico, forse, ma che nelle intenzioni dovrebbe creare una community esclusiva e selezionata.

Foto di Dailybest

L’app mette al centro del suo mondo le parole, anzi i racconti, le voci dei propri tellers (come si chiameranno gli utenti di Clubhouse?), sottraendosi quasi totalmente al dominio dell’immagine e ponendosi quindi in un contesto diametralmente opposto a quello di Instagram. Ma oltre al medium, la differenza sostanziale dagli altri social sta nell’apporto temporale richiesto, nella velocità di fruizione. L’app è stata strutturata in stanze tematiche selezionate per ogni utente da un algoritmo basato sulle preferenze che abbiamo impostato in partenza, anche se la sezione interessi a mio avviso potrebbe essere migliorata (non ho trovato il giardinaggio). Gli iscritti posso decidere se entrare in una room per partecipare attivamente prenotando un intervento ( attraverso un tasto che mima una mano alzata) o limitarsi ad assistere alle discussioni. In pratica si tratta di un vero e proprio dibattito live, per questa sua natura, richiede tempi più dilatai e (in teoria) un maggiore approfondimento dei topic.

E questo boom a cosa è dovuto? A Elon Musk, ovviamente. Il fondatore di Tesla domenica 31 gennaio ha fatto capolino nel social come “ospite” nella stanza dell’imprenditore informatico Marc Andreessen, in men che non si dica, 5000 utenti, per la maggior parte nuovi iscritti, si sono riversati nella room in una specie di flash mob virtuale. L’improvvisata del genio americano ha ovviamente fatto impennare il valore in borsa di Clubhouse, balzata nella classifica delle app più scaricate in tutto il mondo senza essere ancora disponibile per dispositivi Android. Come si suol dire in questi casi: Stonks!

Stonk rising meme

I presupposti sembrano ottimi, Clubhouse unisce la sincera voglia di raccontarsi dei podcast, dei quali in un certo senso rappresenta la variante interattiva, col genuino spirito di confronto che ha sempre animato i forum. Che sia un fenomeno dell’hype o la nuova frontiera dei social ve lo racconteremo nelle prossime settimane.

Marco Beltramelli

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Marco Beltramelli

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