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Perché Facebook sta chiedendo di caricare foto in cui siamo nudi

La foto ha valore solo esemplificativo

 

In una scuola superiore nel modenese, circa sessanta ragazze minorenni hanno riempito una chat di WhatsApp con centinaia di immagini a sfondo sessuale, autoscatti sexy e foto nude che sono finite in rete, con tutti i pericoli che potete immaginare. Le ragazze si sono fidate delle amiche che le hanno condivise e la cosa, come accade su internet, si è diffusa rapidamente e capillarmente. Sono immagini di minorenni, quindi chi ne entra in possesso può essere accusato di detenzione di materiale pedo pornografico. Questa è purtroppo una delle tante notizie che riguardano materiale vietato ai minori messo a circolare sui social.

Il fenomeno per il quale un individuo metta online foto o video sessualmente compromettenti di conoscenti si chiama revenge porn, ed è sempre più diffuso, vista la facilità con cui si possono riprendere o fotografare nudi o atti sessualmente espliciti con gli smartphone, materiale che poi può essere facilmente hackerabile o usato in maniera non opportuna da chi ne entra in possesso. Come sappiamo, una volta che le foto o i video sono stati caricati su siti porno o pubblicati in pagine cui si accede solo con password, sarà molto difficile rimuoverli e ben presto possono diventare di dominio pubblico, con le conseguenti ripercosse psicologiche sulle vittime di tale abuso.

 

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A questo proposito, Facebook ha deciso di contrastare il revenge porn chiedendo ai propri utenti le loro foto nude. Messa così sembra una fake news e invece abbiamo appreso dal Guardian che Facebook sta provando in Australia la nuova tecnologia di riconoscimento  fotografico per bloccare sul nascere la diffusione di foto pornografiche o sexy segnalate dagli utenti come rubate.

Vediamo di spiegare meglio: se il vostro ex partner o chi ne sia entrato in possesso, decide di ricattarvi promettendo di divulgare le vostre foto sexy oppure se avete il sospetto che siano state condivise senza il vostro consenso, potrete inviare a Facebook le immagini incriminate, che saranno trasformate in impronta digitale virtuale che sarà usata per identificare e bloccare immediatamente la diffusione delle immagini su Messenger e Facebook.

In questa prova, gli utenti dovranno riempire un questionario sulla sicurezza online, poi verrà chiesto loro di caricare le foto che vogliamo non circolino su Messenger e una commissione notificherà l’inserimento del materiale (senza guardarlo). Una volta arrivata la notifica, un operatore avrà accesso alla foto e la digitalizzerà col tag, in modo da prevenire future condivisioni del materiale. La foto sarà scansionata in modo che anche futuri caricamenti con altri tag saranno riconoscibili. In sostanza, quella foto su Messenger non dovrebbe girare più.

Anche se può sembrare strano condividere volontariamente una propria foto erotica o pornografica a sconosciuti, la ricerca tecnologica di Facebook sembra il miglior modo per evitare il diffondersi a macchia d’olio del revenge porn e di tutti quegli abusi che commettiamo se guardiamo una foto o un video condiviso online senza il consenso dei protagonisti, che si istantaneamente trasformano in vittime, senza se e senza ma.

Simone Stefanini

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Simone Stefanini

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