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La grande menzogna degli anni ’40, la lobotomia col rompighiaccio

La grande menzogna degli anni ’40: curare lo stress, la depressione, la schizofrenia con la lobotomia. È incredibile che per anni sia stato dato credito ad un metodo primitivo e barbaro, che il più delle volte rendeva i pazienti poco più che dei vegetali. Eppure esistevano pubblicazioni in merito, con le foto del prima e del dopo, come fossero delle macabre pubblicità.

Il dottor Walter Freeman, negli anni ’40, ha attraversato gli istituti di igiene mentale degli Stati Uniti per eseguire la lobotomia prefrontale e transorbitale ad almeno 5000 pazienti, compresi ragazzi e bambini iperattivi, compresa la sorella di JFK, Rosemary Kennedy, che passò dall’essere una 23enne ribelle e con una condotta sessuale esplicita per il tempo, ad essere ridotta sulla sedia a rotelle, incontinente, in stato vegetativo, dopo che venne operata da Freeman insieme al dottor James Watt.

Nonostante questi risultati poco brillanti, Freeman pensava che la psicochirurgia avrebbe curato tutte le malattie mentali. L’intervento era veloce, ma eseguito senza guanti o mascherina. Freeman e Watt usavano un rompighiaccio.

Nella lobotomia transorbitale così come la praticava Freeman, al soggetto veniva sollevata la palpebra superiore dell’occhio; il punteruolo (chiamato orbitoclast) veniva martellato fino a rompere il sottile strato osseo sopra l’occhio, e inserito dunque nel cervello. E qui cominciava il vero show di Freeman: con movimenti sicuri e decisi, muoveva i punteruoli avanti e indietro, e lateralmente, al fine di distaccare i lobi frontali dal talamo. Nel 1948 Freeman impreziosì la procedura, aggiungendo il “taglio profondo frontale”, un movimento del punteruolo direttamente dentro al lobo, un taglio che metteva talmente sotto pressione lo strumento chirurgico che talvolta si spezzava, rimanendo all’interno. Freeman era conscio dell’aspetto spettacolare delle sue operazioni, che spesso praticava in pubblico. Era arrivato a esibire una tale maestria da riuscire a operare i suoi punteruoli con una mano sola. Nel 1947 Watts, il collega assieme al quale aveva sviluppato la tecnica, si distaccò da Freeman, disgustato dalla piega che aveva preso una pratica chirurgica che auspicava più seria.”  [via]

Oggi la pratica della lobotomia è stata fortunatamente quasi del tutto proibita e non c’è più traccia delle operazioni da film horror del dottor Freeman. Restano tuttavia documenti fotografici e video che fanno gelare il sudore sulla schiena.

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La lobotomia eseguita dal dottor Freeman:

 

Le agghiaccianti foto del prima e del dopo:

Simone Stefanini

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