Gli asciugamani elettrici contribuiscono alla diffusione dei batteri, lo dice questo studio

Gli asciugamani elettrici Dyson

 

Come vi abbiamo spiegato in più occasioni, le nostre mani sono uno dei posti preferiti dai batteri. Uno studio ci aveva già mostrato quanti se ne possono trovare sulle manine di un bambino dopo una giornata all’aperto, figuratevi cosa può succedere ad una persona adulta che tutti i giorni prende la metropolitana, incontra molte persone diverse e magari utilizza un bagno pubblico o fa un prelievo ad un bancomat.

 

I batteri sulla mano di un bambino

 

Vi state trasformando rapidamente in ipocondriaci? Ecco, sappiate che uno dei modi per asciugarci le mani, finora presentato come il più igienico in assoluto, si è dimostrato il meno sicuro di tutti. Stiamo parlando dei cosiddetti jet-air, gli asciugamani elettrici che, a differenza di quelli che utilizzano un normale getto di aria calda sparato dall’alto, avvolgono le nostre mani soffiando aria ad altissima velocità e da più lati.

Un recente studio del Journal of Applied Microbiology ha dimostrato che questi particolari tipi di macchinari spargono i germi nell’ambiente circostante fino a tre metri di distanza dal punto in cui è stato posizionato il getto d’aria.

Per dimostrarlo, gli studiosi hanno fornito ai partecipanti dei guanti su cui è stato versato un virus innocuo, l’MS2. Analizzando i tre tradizionali modi per asciugarsi – carta, aria calda e jet-air – si è visto come quest’ultimo diffondesse più germi rispetto agli altri due: ben 60 volte di più rispetto ai normali getti d’aria asciugamani e 1300 rispetto alle salviette di carta.

 

 

La notizia ha avuto subito una certa risonanza sopratutto perché la Dyson – la principale azienda che diffonde questo tipo prodotti nei bagni pubblici di tutto il mondo – aveva puntato tutta la sua campagna pubblicitaria sul fatto che i suoi asciugamani ad aria fossero più igienici della carta.

Questo non è il primo studio che mette in dubbio tale teoria: già nel 2014 ne era uscito uno simile ma, ai tempi, l’azienda inglese aveva semplicemente risposto che non si trattava di una ricerca così accurata. Staremo a vedere come la Dyson risponderà ora a Keith Redway e Patrick T. Kimmitt, gli autori di quella appena pubblicata.

 

[via fusion.net]

Sandro Giorello

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