Fausto Coppi, del quale oggi ricorre l’anniversario di nascita, è nella memoria di tutti un eroe leggendario, un campionissimo. Anche in quella di chi, come me, ne ha sentito parlare solo dai nonni o dai documentari.
Qualche numero: ha vinto 5 volte il Giro d’Italia e due volte il Tour de France ma andava forte anche su pista, è stato Primatista dell’ora e Campione del Mondo di inseguimento. Tutto in 10 anni, tra il 1946 e il 1956, durante la ricostruzione del dopoguerra.
È il tour de France del 1952, due ciclisti stanno salendo l’Alpe d’Huez. Quello davanti ha la maglia gialla, quello dietro è un campione affermato. Carlo Martini, fotografo, riesce rubare uno scatto che entra nella leggenda, la foto in cui Fausto Coppi, davanti e Gino Bartali, dietro, si passano la borraccia e la foto diventa subito un simbolo, una di quelle immagini che oggi sarebbe definita virale.
Quella lasciata dal campione di ciclismo è un’influenza profonda su tutta la cultura pop, tanto che a molti anni dalla sua scomparsa se ne scorgono le tracce negli ambiti più disparati: dall’illustrazione, alla moda, all’iconografia in senso lato.
Una delle sue citazioni rimaste nell’immaginario collettivo che meglio spiegano il suo combattivo e appassionato rapporto con lo sport è quella ripresa anche da designer danese Andreas Engelbreckt che ha creato questo bellissimo poster motivazionale.
C’è poi chi ha provato a costruire un’infografica a partire dalle sue vittorie, incrociandole con quelle di altri grandi campioni come Merckx e Indurain creandone anche un poster che potete acquistare.
Coppi volto da fumetto come in questa copertina della visita francese Tintin o nel fumetto di Davi Pascutti pubblicato dall’inglese BlueOnInk che potete vedere sfogliato qui di seguito
Rivedendo poi alcune sue pose sbruffone, il suo abbigliamento impeccabilmente vintage verrebbe da scherzare definendolo addirittura il papà dei tanti hipster metropolitani che oggi cercano di imitarne la disinvoltura al volante della propria bici.
A interessarsi di lui fu infine anche un premio nobel come Albert Camus che però fece un errore clamoroso, dopo la morte del Campionissimo disse: “Non conosco nulla di più stupido che morire in un incidente d’auto“. Già, peccato Coppi fosse morto di malaria. Destino crudele e beffardo solo due giorni dopo fu proprio Camus a perdere la vita in un incidente in automobile. Instant Karma.
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