Society

Firma elettronica: gli utilizzi più comuni

Malgrado il suo rapido incedere e le fette di mercato che sta progressivamente conquistando, la firma elettronica in Italia gode ancora di una fama sinistra. Non sono tanto i numerosi luoghi comuni che la riguardano (costosa, poco sicura, inaffidabile, facilmente permeabile ad attacchi hacker) a penalizzarla, dal momento che questi ultimi sono facilmente confutabili e milioni di italiani hanno già avuto modo di constatarne l’infondatezza. A frenare la diffusione di uno strumento che, contrariamente a quanto viene ostinatamente riverberato dalla vulgata, garantisce notevoli risparmi di tempo, denaro ed energie in totale sicurezza, è piuttosto una certa confusione di fondo sui suoi utilizzi. Quali sono i limiti e i confini entro i quali una firma elettronica può agire, venendo riconosciuta da qualsiasi organo giuridico, istituzionale e finanziario?

Si tratta, in sostanza, di stabilire, come per ogni altra tipologia di Firma remota, degli ambiti di competenza specifici, entro i quali agire con assoluta tranquillità, certi che tale strumento sarà universalmente accettato, anche su scala internazionale: non è un caso, infatti, che i maggiori provider di firma elettronica, come Yousign, operino su uno scenario (come minimo) continentale. Di seguito, abbiamo individuato alcuni di questi ambiti, annoverabili tra i più comuni e frequenti. Sono “casi di specie” in cui la maggior parte delle persone potrebbe imbattersi nello svolgimento delle loro attività quotidiane, oppure in momenti inalienabili della loro vita privata o lavorativa.

  1. Scritture private. Ovvero tutti quei tipi di accordi tra più parti che, pur non dando luogo a una forma contrattuale vera e propria, sanciscono una serie di diritti, doveri e spettanze tra i contraenti. In molti casi si tratta di documenti con un valore legale relativo (o quantomeno da verificare in sede giudiziaria), ma se l’accordo tra le parti è solido e totale aiutano a regolare eventuali controversie.
  2. Servizi bancari. Le banche sono state tra i primi istituti ad accettare la firma elettronica in luogo di quella autografa. E d’altronde non c’è da stupirsi: sono tra gli interlocutori istituzionali maggiormente dotati di organi di controllo e prevenzione rispetto alle contraffazioni, quindi non temono di affidarsi a quello che per molti rappresenta ancora un salto nel vuoto, vale a dire lo strumento elettronico. Mediante le opportune verifiche preliminari, grazie alla firma elettronica è possibile accedere anche a funzioni bancarie complesse, gestire il proprio conto corrente da remoto e ovviamente operare delle transazioni e/o raggiungere degli accordi con l’istituto medesimo.
Elisabetta Limone

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