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Il giornale online di Matteo Salvini è il peggio dell’internet, e per questo funzionerà

Non è accaduto niente del genere. Ma non importa: benvenuti su Il Populista

 

È online da circa una settimana Il Populista, il magazine online di cui Matteo Salvini è condirettore, mentre a dirigere l’orchestra c’è il meno noto Alessandro Morelli, ex di Radio Padania. È un esperimento interessante da seguire, soprattutto perché val la pena di citare quello che scrisse Leonardo Bianchi a proposito della pagina Facebook Informare x Resistere, dato che Il Populista ha ottime possibilità di diventare la nuova discarica dell’internet. E per questo funzionerà alla grande.

Il Populista di Matteo Salvini tiene fede al nome della testata, non c’è dubbio. È un magazine online che contiene solo notizie perfette per titillare l’elettorato leghista/gentista. È chiaramente un’operazione per rubare pubblico al M5S sul suo campo, e ci sta. È un’operazione molto intelligente, spregiudicata.

 

Un titolo con doppia hit combo per Il Populista. Se solo il giudice si fosse chiamato Merkel…

 

Sa di esserlo: visto che nelle note legali del sito si legge che “Il Populista non si assume alcuna responsabilità in merito al contenuto delle notizie pubblicate sul sito internet, né per qualsiasi danno, diretto o indiretto, dovesse derivare dall’uso delle informazioni contenute nel presente sito o dai contenuti del sito stesso“.

Il Populista di Matteo Salvini è anche, certamente “audace, istintivo, fuori controllo” come leggiamo poco sotto la testata, presenta un progetto grafico ben fatto e non approssimativo, ha una sezione video – Il TelePopulista – ma soprattutto è la declinazione in salsa leghista del modello con cui il Movimento 5 Stelle ha colonizzato l’internet gentista, quello delle bufale, del complotto, del credulonismo, della faciloneria da clic e dell’indignazione con tanti !1!111!

 

 

Le differenze con la presenza online del M5S? Il contenitore informativo leghista/gentista raccoglie tutto quanto possa titillare il popolo leghista, decisamente diverso da quello di cinque anni fa, come vi avevamo raccontato qualche mese fa.

Cambiatissimo dall’era Bossi, molto presente online e attivissimo sulle potenti fan page di Matteo Salvini, che su Facebook ha costruito con intelligenza un comizio permanente con una platea adorante e prontissima al like e alla condivisione.

Salvini del resto può vantare una potenza di fuoco notevole, tra la sua fan page, la fan page Noi con Salvini, e anche quella della Lega Nord Ufficiale, e da tutte e tre vengono condivisi i contenuti pubblicati su Il Populista: i fan si pesano e non si contano, ma quando metti insieme una audience di quasi 2milioni di fan su Facebook – certo, molti saranno sovrapposti, ma sono comunque numeri grossi – e condividi contenuti tagliati su misura per vellicare i più bassi istinti di quel pubblico, è fatta. Sai che la ricetta del successo è lì, a portata di mano. Il Populista di Matteo Salvini è il prodotto perfetto per quel pubblico.

E infatti sta funzionando, come del resto accade con tutto il peggio del peggio che vediamo sull’internet. Ma torniamo alla cornice del tutto. Il progetto di Matteo Salvini ricalca con qualche anno di ritardo quella che era stata la carta vincente del grillismo: colonizzare l’internet gentista, delle bufale, del complotto. Se l’obiettivo di Beppe Grillo – insieme a Gianroberto Casaleggio, certamente –  era quello di attaccare il Grande Complotto, i Poteri Forti, Bilderberg, Trilateral, eccetera, per Salvini e soci il nemico è uno solo, lo straniero.

Le notizie de Il Populista di Matteo Salvini infatti sono quasi tutte ispirate – non uso questa parola a caso: hai voglia a metterti a fare fact checking sul Populista… – a fatti in cui sono coinvolti immigrati, rom, profughi, nuovi italiani di ogni genere.

Dicevamo del fact checking? Ecco un esempio.

 

La notizia de Il Populista

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La notizia dell’ANSA

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Ho solo fatto un controllo a campione, ci mancherebbe. Proseguendo, nei nemici de Il Populista ci sono ovviamente l’Europa, le banche, un colpetto ogni tanto ai no global – manco fossimo nel 2001… – per prendersi un po’ del pubblico trasversale delle destre, et voilà, Il Populista è fatto. Non c’è dubbio di credere che purtroppo, funzionerà benissimo.

Gabriele Ferraresi

Lavoratore intellettuale salariato

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