Beatrice Vio, detta Bebe è una ragazza di 19 anni, campionessa paraolimpica e mondiale di fioretto individuale. A causa di una meningite fulminante, a 11 anni ha perso gambe e braccia e ha riportato cicatrici sul volto. Bebe è una campionessa e in quanto tale è stata invitata dal premier Matteo Renzi alla cena di Stato alla Casa Bianca, ospite del presidente americano Barack Obama.
Insieme a loro, tra gli altri, la first lady italiana Agnese Renzi e Roberto Benigni. Al di là delle considerazioni politiche sull’incontro, che da molti è stato visto come uno spot referendario per il Sì, la nostra attenzione si è concentrata sulla mole spropositata di commenti al veleno inviati all’indirizzo dell’atleta da parte degli hater di professione e dei semplici cittadini italiani.
Tra ieri e oggi, tanti hanno fatto raccolte di questi commenti, che vanno dalla condanna “politica” alla richiesta di spiegazioni per l’abbigliamento scelto, ma abbiamo deciso di non riportarli, per non creare l’effetto morboso dell’automobilista che rallenta per guardare l’incidente stradale.
Preferiamo invece fare un passo indietro e soffermarci sul degrado culturale ed etico che porta una persona comune a insultare uno sconosciuto su un social. Cosa spinge un essere umano a usare parole irripetibili o battute di infima lega su di una ragazza di 19 anni che ce l’ha fatta, nonostante abbia dovuto affrontare difficoltà che la stragrande maggioranza delle persone non subirebbe nemmeno in 5 vite consecutive?
Il dubbio è che questi commenti siano il segno di un imbarbarimento che ci porta a non accettare l’esistenza di una storia positiva, in grado di ispirare nel senso più alto del termine. Il cinismo e l’abitudine alla distruzione spinge sempre verso il sangue, metaforico o concreto.
Bebe è un esempio per tutti e il fatto che sia stata scelta come eccellenza italiana dovrebbe farci esultare. Ma è troppo difficile accettare che qualcuno partito con evidenti svantaggi abbia ottenuto qualcosa nella vita: ecco allora che persone non riescono a trattenere il proprio risentimento e al posto di lavorare e impegnarsi per costruire un futuro migliore, al posto di scendere in strada per protestare contro il Governo, preferiscono prendersela anonimamente contro una ragazza di nemmeno 20 anni che ne ha passate tante e che è riuscita a rialzarsi.
Una desolazione morale, spirituale e umana che deve fare vergognare anche il più nichilista degli uomini e dalla quale ci dissociamo in maniera forte e decisa, sicuri che la felicità di Beatrice Vio non verrà scalfita da una serie di insulti miserabili, che nella realtà dei fatti offendono solo chi li fa, non chi li riceve.
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