Insulti e minacce di morte, cosa succede su Facebook dopo l’omicidio in Val di Susa

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Questa la notizia di cronaca: Maurizio De Giulio, con un furgone ha speronato e investito due ragazzi in moto: Elisa Ferrero, morta sul colpo e Matteo Penna, in gravi condizioni al Cto di Torino. Quello che all’inizio sembrava un omicidio stradale, si sta trasformando per De Giulio in un’accusa ben più grave: omicidio volontario. Sembra infatti che il litigio sia nato per una precedenza non data e per uno specchietto rotto, poi il furgone sembra abbia sorpassato una fila di macchine per speronare la moto e farla finire addosso al guardrail di una rotatoria, provocando la tragedia.

Sul furgone, insieme a Maurizio De Giulio, ubriaco e attualmente indagato per omicidio volontario, c’era anche la compagna di lui, Milena Zuniga Lecca, che una volta interrogata dalla polizia, sembra aver difeso il marito. Una storia talmente a senso unico che sembra perfetta come esempio per sbattere il mostro in prima pagina. Lui che, oltre tutto, aveva già avuto raptus di violenza al volante.

Nelle ore scorse la pagina Facebook di Milena, che ora è stata cancellata dal social, è stata presa d’assalto da una serie di insulti e minacce irripetibili, che niente hanno a che vedere con la giustizia e col suo corso. Se De Giulio sarà reputato colpevole per l’omicidio e la compagna colpevole di favoreggiamento o quant’altro, quello lo vedremo e siamo sicuri di essere molto vicini al vero.

 

 

Qual è però il senso dell’insulto atroce, del commento razzista (la donna è di origini peruviane), della minaccia fisica, scritta sul profilo Facebook della Zuniga Lecca, se non una sorta di raptus collettivo di rabbia e dolore? Capiamoci bene, sono i sentimenti sacrosanti che tutti proverebbero di fronte a una tale barbarie, ma c’è una grande differenza tra la confessione rabbiosa a un amico al bar e la richiesta dell’indirizzo privato per poter andare a farsi giustizia da sé.

Le frasi riportate qui sopra non sono ammissibili e abbiamo preso d’esempio questo caso, tra i tanti che purtroppo finiscono allo stesso modo, perché dentro ci sono le peggiori offese sessiste, razziste e le minacce di morte per lei e la sua famiglia. Non esistono due pesi e due misure, le offese e le minacce di questo tipo non sono mai giustificabili.

Simone Stefanini

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