L’articolo de La Stampa sulla droga ci fa tornare dritti al Medioevo

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Si possono avere tutte le opinioni del mondo sulla tragedia di Lavagna, quella in cui un ragazzo di neppure 16 anni si è lanciato dalla finestra durante una perquisizione della Guardia di Finanza, che gli ha trovato 10 grammi di hashish addosso e 10 in casa. La prima riflessione sull’opportunità di spaventare a morte un ragazzino dalla psicologia fragile come tutti gli adolescenti, l’abbiamo già fatta a caldo.

Nei giorni successivi all’accaduto, la madre adottiva del ragazzo ha ammesso di aver denunciato lei stessa il figlio alla GdF, preoccupata per l’utilizzo sempre maggiore di hashish del ragazzo. Sui social si sono dati milioni di giudizi in proposito, molti dei quali a sproposito, dal momento la tragedia è assolutamente privata.

La riflessione casomai occorre farla sul dibattito che si è scatenato alla luce di questo fatto di cronaca e che ogni giorno vede nuovi interventi illustri. Uno degli ultimi in ordine di tempo è quello di Antonella Boralevi su La Stampa, a titolo Diciamo la verità sulla droga ai nostri figli.

Prima definisce Madre Coraggio la signora che ha chiamato la Guardia di Finanza per il figlio, poi si erge a paladina della verità, quella scomoda, bacchettona, che indigna i famosi pensatori del politicamente corretto, cioè che l’hashish è droga e, citando: “È la chiave che apre la porta della perdita di sé stessi e del proprio futuro. È l’inizio della dipendenza. Porta al crac, alla eroina, alla cocaina, passando per ecstasy e pillole. Drogarsi non è ganzo. Drogarsi é uccidersi la vita da sé. Ascoltate i ragazzi di San Patrignano che, adesso che sono salvi, possono raccontare come sono andati all’ inferno. Cominciando da una «canna».”

 

I ragazzi del muretto

 

È davvero difficile commentare una serie così enorme di frasi retoriche figlie della propaganda proibizionista dei telefilm della Rai dei primi anni ’90, tipo I ragazzi del muretto. Quelli in cui la droga era droga, non si specificava mai quale e la dose era sempre letale. Ma di cosa stiamo parlando?

Dire che l’hashish porti all’eroina o al crac è come affermare che mangiare per nutrirsi renda obesi o che con una sigaretta all’anno è tumore ai polmoni assicurato. In questa infografica potete vedere il trend dei decessi per intossicazione da stupefacenti in Italia dal 1985 al 2012, rispetto alla statistica media europea. I morti per droghe pesanti sono assolutamente in calo.

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Sapete quale disgrazia non conosce cali? L’incidente stradale causato dall’alcol, ma a nessuno verrebbe in mente di proibire il vino a cena, o di demonizzarlo come fosse una droga, né di smettere di vendere le auto. Vi ricordate cosa successe durante lo sciopero delle sigarette nel 1992? Uscirono tutti fiori di testa, ci furono risse, persone che mai si erano mosse in vita loro prendevano il treno per andare a cercare una Nazionale esportazione in un’altra città. Isteria di massa, eppure il tabacco non è una droga, nonostante il tumore ai polmoni sia uno tra i più diffusi in Italia.

Se vogliamo dire davvero la verità ai nostri figli sulle droghe, diciamola su tutte, non sulle canne per alimentare il proibizionismo: tutto quello che dà dipendenza è droga, che sia il caffè, il sesso, il gioco, il cibo, il tabacco, la religione, l’alcol, l’ossessione, la tv, la chirurgia estetica, il consumismo, la cieca fede politica, l’estremismo, Il cinismo, pure il lavoro può diventare droga. Allora com’è il discorso? Non sarebbe meglio tentare di capire invece di proibire?

La Boralevi continua con il suo linguaggio da Libro Cuore: “Facciamo gli antipatici, i secchioni, i bigotti, i vecchi. Ma diciamogliela in modo che loro, gli adolescenti, la capiscano. Usiamo il loro linguaggio. Pensiamo dentro la loro testa. C’é un solo modo per fermare il trionfo della droga nelle scuole. C’é una sola parola che funziona. «Chi si fa una canna é uno sfigato». Essere «sfigato» é l’incubo di tutti, e insisto, tutti gli adolescenti. Finché la «canna» sarà «fortissima», «mitica», normale, i nostri figli si adegueranno. “

No, proprio no. Questo è il Medioevo, la caccia alle streghe. Siamo fortunati ad avere un ricambio generazionale che porterà un sacco di genitori a poter dare consigli ai figli sull’alcol, sul tabacco e sulle droghe sulla base dell’esperienza personale, senza dover ascoltare i grammofoni rotti che suonano sempre la solita canzone stantia. Smettiamo di parlare di droghe se non sappiamo cosa siano, altrimenti ci comportiamo come i preti che vogliono regolare l’amore tra le persone, quando loro per scelta hanno deciso di non conoscerlo. La retorica, in questi casi, fa più danni che altro.

 

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Simone Stefanini

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