La città di Torino è da poco la prima città italiana ad aver votato un documento mirato a sostenere la liberalizzazione della marijuana.
Il provvedimento (un ordine del giorno) è stato discusso e votato dal Consiglio comunale, uscendone approvato di pochissimo, ottenendo 15 voti a favore da SEL, parte del PD, Idv e 5 Stelle, contro 6 astenuti e 13 voti contrari, principalmente del centrodestra e dell’ala cattolica del PD, entrambi in ferma opposizione.
“Non eravamo riusciti quattro anni fa a tracciare la via sulle “stanze del buco” – commenta il primo firmatario, Marco Grimaldi di Sel – ma questa volta ce l’abbiamo fatta. E da Milano e altre città ci hanno già chiesto il documento per capire come venirci dietro”. Anche Milano e altre città sembrano dunque interessate a valutare questa ipotesi.
L’ordine del giorno recitava che si: ” invita il Parlamento ad affrontare il passaggio da un impianto di tipo proibizionistico a un impianto di tipo legale della produzione e della distribuzione delle droghe cosiddette leggere, con particolare riferimento alla cannabis e ai suoi derivati“.
Le proposte all’ordine del giorno erano in realtà due: la prima chiedeva un “SI” per l’utilizzo della cannabis a fini terapeutici, la seconda chiedeva un “SI” più drastico, chiedendo l’eliminazione delle restrizioni imposte dalla legge Fini-Giovanardi, con via libera alla produzione diretta di marijuana e alla sua vendita.
Nell’immediato dunque si può usare Marijuana liberamente a Torino? No, perché nessun consiglio comunale può legiferare in una materia come questa. Quella di Torino è una dichiarazione di intenti, molto forte, una presa di posizione sul liberalizzare la marijuana che rappresenta un momento politicamente importante. Se questo davvero scatenerà un cambiamento radicale è tutto da vedere. Intanto Torino dice “SI”.
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