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Sì, la Lega Nord ha utilizzato Che Guevara in un volantino

Tutto vero, non è un’allucinazione

 

Refrattaria a qualunque regola scritta e non scritta, al bon ton, al politicamente corretto, la Lega Nord si è sempre guadagnata titoli di giornali e voti alle elezioni attraverso una comunicazione spregiudicata, che fa storcere il naso ai salotti buoni ma nelle valli funziona alla grande.

Oggi poi, che la Lega Nord ha cambiato pelle dall’epoca Bossi a quella Salvini, non ci sono più limiti.

L’ultimo esempio? L’ha twittato Roberto Maroni

 

https://twitter.com/RobertoMaroni_/status/782347578474164224″ rel=”nofollow

Troppo grande il salto da Che Guevara alla Lega Nord e al Movimento Giovani Padani? Chissà…

Più che un salto infatti è un warp situazionista talmente folle da arrivare quasi a incuriosire più che a indignare. Ma indigna noi, al target cui è destinato quel messaggio è probabile che il nome Che Guevara dica qualcosa di confuso, al massimo una frase sul diario di qualcuno, qualche citazione fumosa buona per tutto, dai Baci Perugina alla maglietta da vendere a Pontida, o comunque “rivoluzioni, Sudamerica, quelle cose lì”.

Anche perché quella per Che Guevara è una fascinazione tutto sommato non nuova per la Lega, che da sempre cerca di vestirsi da forza rivoluzionaria, sovversiva, in grado di scardinare gli equilibri tradizionali del potere.

Mentre insomma… non scherziamo: la Lega Nord è il partito che esiste da più tempo in Parlamento. Ha governato per anni, anni, in coalizione con il resto del centro destra. Fa finta di essere arrivata stamattina la Lega Nord, ma è in pianta stabile in quel di Roma Ladrona da più di vent’anni.

È una forza rivoluzionaria a parole – pensiamo alle fantomatiche “migliaia di fucili” di Bossi, altri tempi, era il 2008 – ed è bravissima far rivoluzioni da poltrona. Niente di male in tutto questo, è la naturale evoluzione di una forza politica che nelle elezioni dal 1987 a oggi ha preso i voti che vedete nel grafico qui sotto. Basterebbe solo ricordarsene e non fare la faccina stupita ogni volta.

 

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Ma eravamo alla fascinazione della Lega Nord e dell’entourage verde padano per il rivoluzionario Che Guevara: se qualcuno addirittura inseriva il Che nel pantheon leghista commentando “È stato il primo leghista della storia“, Matteo Salvini per esempio raccontava a La Zanzara tempo fa di andarci addirittura in giro da ragazzo con la spilla del Che. “Sono stato capolista dei comunisti padani, ero comunista. Non rinnego nulla. E oggi faccio sempre battaglie dalla parte degli ultimi e degli operai e dei meno fortunati. Oggi la Lega fa battaglie che una volta erano di sinistra, più del Pd. Andavo in giro – ricorda Salvini – con una spilletta di che Guevara insieme alla bandiera dei Paesi Baschi, per solidarietà agli indipendentisti”.

E pure qui a livello di warp situazionista, siamo messi bene. Ma anche Maroni, che prima della Lega Nord ha avuto un passato di estrema sinistra in Democrazia Proletaria per cui ha simpatizzato fino al 1979 – ma la cosa migliore penso sia sempre ricordarlo ai tasti di un organo Hammond, più che per il suo contributo alla politica italiana degli ultimi vent’anni – a volte ha citato Che Guevara, ma in fondo, nulla di strano.

C’è forse questo equivoco sugli “ultimi” giusti dalla parte di cui stare… perché ci sono gli “ultimi” del Che e quelli di Salvini, che forse non so, non so se siano proprio proprio gli stessi. Ma nell’epoca del post-politico, del post-tutto, questo è un ragionamento che è inutile fare: meglio mettersi a contare i retweet.

 

Gabriele Ferraresi

Lavoratore intellettuale salariato

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