Il museo più inutile del mondo è a Torino ed è bellissimo: Il Museo della Frutta

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Abituati come siamo ormai a musei sempre più tecnologici e al passo con i tempi, tra le guide al Louvre con Super Mario Bros e le installazioni super-futuristiche del Museum fur Naturkunde di Berlino (dinosauri in 3d che si animano davanti ai tuoi occhi, tanto per dire), il Museo Francesco Garnier Valletti, meglio conosciuto come Il Museo della Frutta di Torino, sembra proprio un oggetto proveniente da un passato remoto ( noi che eravamo convinti che dopo il successo dell’orrido Fruit Ninja dovessimo per sempre dire addio a mele, pere e banane).

 

 

Già avete capito bene: a Torino c’è un intero museo completamente dedicato alla frutta, cioè a quell’alimento che, insieme alle odiatissime verdure, è il più bistrattato e antipatico per i bambini. La cosa curiosa, e un po’ paradossale, è che questo museo si trova di fianco  (anzi per essere precisi sullo stesso pianerottolo) del Museo di Antropologia Criminale Cesare Lombroso, di cui noi vi abbiamo già parlato qui dicendovi meraviglie. Insomma uno dei musei indiscutibilmente più fighi ed inquietanti del mondo si trova esattamente di fianco a quello che, almeno di primo acchito, parrebbe come il museo più noioso del mondo? Diciamo che le cose non stanno esattamente così.

 

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Inaugurato il 12 febbraio 2007, quindi in tempi recenti, il Museo della frutta consta di una collezione di più di  mille frutti artificiali plastici, realizzati, naturalmente a mano (senza avvalersi di queste fantasmagoriche stampanti 3d) a fine Ottocento da Francesco Garnier Valletti. Quindi le mele e le pere di questo museo sono delle vere e proprie opere d’arte, modellati con grande sapienza da Garnier Valletti, il classico uomo dell’Ottocento mezzo pazzo mezzo genio, una sorta di artigiano-artista-scienziato non troppo dissimile, seppur nelle forti differenze, del suo “vicino di pianerottolo” Cesare Lombroso. Da un lato crani di assassini, coltelli di serial-killer e camicie di forza, dall’altro piccole mele rosse, delicate pere e simpatici limoni paglierini.

 

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Viaggiare per le sale del piccolo ed intimo museo è così un’esperienza molto affascinante, perché davvero si respira un’aria un po’ fané un po’ aristocratico così caratteristica dell’ex capitale sabauda. Vero e proprio fiore all’occhiello del museo è la collezione pomologica, ovvero dei frutti con semi provenienti da tutti gli angoli del mondo. Molto interessante è anche la sezione dedicata alla marcescenze dei frutti: cioè vi sono intere bacheche che mostrano le diverse tappe che portano un frutto a diventare marcio. Magari detto così non suona troppo catchy e seducente ma vi assicuriamo che, vuoi per l’esposizione impeccabile, vuoi per l’atmosfera particolare, questi frutti mezzi marci e mezzi no hanno un fascino pazzesco.

 

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La cosa veramente particolare è che l’attuale allestimento è stato ricostruito fedelmente sulla falsa riga di quello originale, avvalendosi  di immagini fotografiche offerte dagli eredi. Quindi visitare oggi il Museo della Frutta di Torino è una delle esperienze di viaggio nel tempo più a portata di mano che si conoscano. In fondo se in un famoso monologo Woody Allen sosteneva che uno dei motivi per cui valesse la pena vivere fossero “quelle incredibili mele e pere dipinte da Cézanne”, andando a Torino potremo approfondire la questione.

 

Mattia Nesto

Fa che la morte mia, Signor, la sia comò 'l score de un fiume in t'el mar grando

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