Il reddito di cittadinanza proposto dal MoVimento 5 Stelle è uno slogan, scelto per essere semplice da afferrare, ricordare, votare. Leggendo nel dettaglio si capisce subito che quello che propone il M5S è in realtà un reddito minimo garantito, cioè un concetto totalmente differente da quello del reddito di cittadinanza. Il reddito minimo garantito è un sussidio di disoccupazione che viene versato solo a chi non guadagna abbastanza per essere sopra la soglia di povertà, viene versato interamente a chi non ha reddito e solo in parte a chi ha un reddito troppo basso. Il reddito di cittadinanza è invece una somma di denaro versata a tutti i cittadini di uno stato, indipendentemente da quanto siano ricchi o poveri.
La proposta del M5S prevede un sussidio di circa 780 a euro al mese per chi non ha reddito. A chi ha già un reddito spetterebbe la differenza tra i 780 euro e quanto percepito. Ne avranno diritto i cittadini maggiorenni iscritti ai centri per l’impiego, che dovranno partecipare a progetti “utili per la collettività” organizzati a livello comunale per un massimo di 8 ore alla settimana, partecipare a corsi di riqualificazione e formazione. Si è esclusi da questa forma di sussidio se non si accetta uno dei primi tre lavori che saranno eventualmente offerti dai centri per l’impiego.
Il MoVimento 5 Stelle e Luigi Di Maio stanno già frenando l’entusiasmo che loro stessi hanno alimentato, avvertendo che ci vorrà tempo e non sarà facile far diventare realtà quello che hanno promesso. Primo perché in Italia i centri per l’impiego funzionano male, è necessario riorganizzarli. Secondo e più importante motivo perché i costi del “reddito di cittadinanza” sono stati calcolati tra i 15 e i 30 miliardi di euro all’anno.
Il MoVimento 5 Stelle ha inventato qualcosa? No, ma ha proposto uno strumento giusto ed equo. Oggi in Italia ci sono troppe forme di welfare a tutela del reddito (Cassa integrazione, NASpI, ASpI, mini ASpI ed il REI reddito di inserimento), troppi, troppo diversi e non equilibrati.
Paradossalmente il reddito di base proposto dal M5S è meglio del nome ingannevole che gli è stato dato, perché il reddito di cittadinanza (basic income) potrebbe essere la porta verso l’abisso della povertà: un reddito basso dato a tutti i cittadini da parte di uno stato che tende progressivamente a ritirarsi dalle sue funzioni pubbliche (istruzione, sanità, etc.) lasciandole in mano ai privati. Un incubo per i cittadini, un sogno per gli ultra-libertari alla Gianroberto Casaleggio.
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