Procrastinators: leaders of tomorrow, dice una maglietta abbastanza simpatica. Ma non è poi così vero: rimandare, procrastinare, continuare a dirci “lo faremo dopo”, e quel “dopo” non arriva mai, può davvero incasinarci la vita e causare danni inenarrabili. Ma ci sono molti modi per smettere di rimandare, basta volerlo: su OpenCulture è uscito qualche giorno fa un lungo articolo in cui si analizzano i motivi per cui si procrastina, dal punto di vista scientifico.
È abbastanza tecnico ma interessante se volete farvi una cultura su come mai il nostro cervello ci porti spesso a rimandare compiti di ogni genere. Le soluzioni per smettere di rimandare sono forse più interessanti, e sono le solite, quelle che ogni buon procrastinatore sa già come eludere. Spezzettate quella cosa che proprio continuate a rimandare in sotto obiettivi, tanto per cominciare. Definite chiaramente il momento in cui comincerete a fare quella cosa lì, e quanto a lungo ci lavorerete sopra, dandovi dei paletti precisi.
Ma soprattutto: iniziate a farla quella maledetta cosa. Anche senza scrivere una lunga lista di cose da fare, oppure ogni step intermedio, ricordate sempre che concludere un task anche parzialmente aiuta a motivarsi nel futuro, innescando un circolo virtuoso, e che rinviare quel compito che proprio non riusciamo a fare ora non lo renderà in futuro più divertente. Non è che scompare.
Sempre su OpenCulture si suggerisce di “rendersi la vita complicata”, magari rendendosi deliberatamente difficile procrastinare, e infine di darsi ricompense intermedie, oltre che una volta raggiunto l’obiettivo finale. Altre dritte utili su come smettere di procrastinare, erano uscite in un pezzo su Inc.com, qualche anno fa. Lì si riportavano i consigli del motivatore Steve Chandler, che partiva a spiegare la tendenza a rimandare dalla paura.
Rimandiamo compiti, incombenze, doveri, perché ne abbiamo paura. Chandler consiglia la soluzione dei “tre minuti”, per risolvere i drammi della nostra procrastinazione, come funziona? Semplice: secondo Chandler dobbiamo cominciare a pensare a pacchetti di tre minuti, e dire a noi stessi “Che cosa posso fare nei prossimi tre minuti per cambiare qualcosa? Che piccola azione posso compiere nei prossimi tre minuti?“.
Ce n’è di sicuro una che possiamo applicare all’incombenza che stiamo rimandando da troppo tempo. E così via, a pacchetti di tre minuti, verso l’obiettivo da concludere.
Per concludere, sempre a proposito della paura, e di come riesca a costringerci a rimandare l’inevitabile, su Forbes un’altra motivatrice, Margie Warrell, spiegava i vantaggi di imbrigliare la paura “Focalizzatevi su quello che non volete, e riuscirete a imbrigliarla a vostro favore. Scrivete su un foglio come vi sentirete tra un anno se non fate nulla. Siate forti, e onesti con voi stessi riguardo ai costi di una prolungata inazione. Dopotutto, se non cambiate nulla, come potere sperare che cambi qualcosa!“. Già: difficile sperare che le cose cambino, se non facciamo nulla per cambiarle.
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