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Buon compleanno all’SMS, l’invenzione che ha condizionato la nostra adolescenza

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La storia della nostra adolescenza passa inesorabilmente attraverso questa data. Il 3 dicembre del 1992 il telefono cellulare ha smesso di essere un mero oggetto di ricetrasmissione audio e ha iniziato a diventare una di quelle cose che vedevamo nei film di fantascienza. Di colpo, potevi scrivere brevi messaggi di testo.

Il primo lo inviò l’ingegnere inglese Neil Papworth da un computer a un cellulare Vodafone e conteneva un messaggio di quelli originali: Merry Christmas. Della serie: essere consapevoli di stare facendo la storia.

 

Ve l’avevamo detto, no?

 

Ora, forse non ricordate più, perché oggi l’sms (acronimo per short message system) lo si usa molto meno, in favore dei servizi di chat online come WhatsApp, ma ai tempi fu la rivoluzione totale. Eravamo diventati velocissimi a scrivere le lettere con la tastiera numerica. Premi 3 volte l’1 per la lettera c, 2 volte il numero 2 per la lettera e, e così via.

 

Così.

 

Il singolo messaggio conteneva 160 caratteri, poi passavi a quello dopo e lo pagavi a prezzo intero anche se scrivevi una sola sillaba.

 

Perché parlare quando si può usare l’sms?

 

A causa del limite dei caratteri, un’intera generazione ha disimparato a scrivere correttamente in italiano. Tipo, qui sotto c’è una citazione da Shakespeare.

 

Rinnega tuo padre, etc.

 

Al linguaggio degli acronimi degli sms è dedicata anche questa canzone di Elio e le Storie Tese e Giorgia: T.V.U.M.D.B.

 

 

In realtà l’sms è nato per mortificarci, per farci scrivere smielati “Mi manchi” al/alla ex di turno durante una serata particolarmente alcolica, per poi pentirci amaramente il giorno dopo, volendo logicamente morire al pensiero.

 

Story of my life.

 

E niente, tutti aspettavamo le pubblicità in tv con le offerte sulle tariffe del telefono e sui messaggi. Questa una storica Summer Card della Omnitel (ora Vodafone) con Megan Gale, che regalava una serie infinita di polluzioni spontanee a noi ragazzi dell’epoca.

 

 

Già che siamo in argomento, occorre ricordare uno dei telefoni più usati per mandare sms, il Nokia 3310, che oggi viene glorificato come indistruttibile.

 

Il giubbotto antiproiettile di Nokia 3310

 

E non era certo come ora, che sappiamo quando parte il messaggio, quando arriva, se è stato letto o meno. Era una fottuta incognita, un’ansia invincibile che eventualmente potevi alleviare con l’avviso di ricezione, un sms che ti diceva se l’altro aveva ricevuto o meno l’sms. Inception.

 

Quando non rispondo agli sms.

 

È colpa degli sms se i nostri genitori hanno voluto imparare a chattare, con risultati super scarsi.

 

Pierangelo?

 

Oggi abbiamo la percezione di usare gli sms solo quando finiamo i giga sullo smartphone. E invece non è così. Non del tutto. Sicuramente sono in declino rispetto agli anni d’oro del cellulare pre smart, però è una caduta lenta. Questo grafico parla chiaro, sono sempre i re della comunicazione testuale rapida. Grandi!

 

In Asia vanno un casino.

 

Simone Stefanini

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