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La telecamera del tuo cellulare ti spia e vende le tue espressioni ai brand

Gli smartphone sono sempre più potenti e l’intelligenza artificiale viene utilizzata per migliorare servizi e applicazioni. Per esempio, quando utilizzi la app Foto e nell’inquadratura vedi che il sistema riconosce ed evidenzia un volto, in quel momento sta usando l’intelligenza artificiale. In particolare sta utilizzando un software basato sul machine learning, un sistema che è stato addestrato a riconoscere le facce e che ora è anche dentro il tuo cellulare (ne avevamo parlato approfonditamente qualche anno fa).

Questo sistema, potenziato, può essere utilizzato per analizzare meglio il tuo volto, le tue espressioni e le tue emozioni e quindi per profilarti di nascosto mentre guardi le storie o il feed del tuo social network preferito. Con certezza non sappiamo se Facebook o Snapchat o Instagram lo stiano già facendo, ma intanto nel 2018 hanno depositato dei brevetti per farlo (quindi possiamo ipotizzare che l’abbiano già fatto).

Lo scopo di raccogliere queste informazioni è sempre lo stesso: monetizzare. Profilare gli utenti serve per proporre contenuti mirati e ovviamente pubblicità mirata, perché lo scopo di queste aziende è vendere i tuoi dati ai propri clienti. Solo che la modalità ora è ancora più intangibile del solito algoritmo. La modalità ora è il telefono che ti spia. Gli utenti non percepiscono di essere osservati e danno tranquillamente informazioni genuine su di sé: cibo, gattini, politici, foto delle vacanze, prodotti… anche senza mettere like le AI possono capire cosa ti piace.

Come funzionerà l’intelligenza artificiale mentre usi Facebook

Un interessante video interattivo dimostra il funzionamento del machine learning applicato ai social network, è stato realizzato da Noah Levenson, informatico ed ex dirigente di MTV e si intitola Stealing ur feelings (Rubare le tue emozioni) e vale la pena provarlo per vedere come questa tecnologia funziona, velocissima, in tempo reale.

Il cellulare può capire le tue emozioni, screen dal video interattivo Stealing ur feelings.

Ci abituiamo sempre di più a questa richiesta silenziosa di dati.

Ci sono molte app che utilizzano la posizione GPS del tuo cellulare per consegnarti notifiche push pertinenti alla tua posizione, ad esempio passi vicino ad un supermercato e ti arriva una notifica con le ultime offerte.

Sono servizi utili, ma in cambio abbiamo ceduto ad un’azienda alcune informazioni su di noi, come la nostra posizione e la frequenza di passaggio in quel luogo. Ora, l’app potrebbe riconosce che sei felice mentre guardi i post delle vacanze al mare di tuo cugino e proporti un volo per le Maldive, può esserti utile e per chi ha venduto quel banner lo è di sicuro.

Il confine tra il sentirsi usato e utilizzare una app è invisibile e la consapevolezza di come siamo usati sparisce sempre dietro ad una semplice spunta “accetto” che rimanda a documenti imponenti che ovviamente non legge nessuno.

Meglio coprire con un adesivo la telecamera frontale?

Non voglio spaventarti, “spiare” è negativo, ma se lo sai allora non è più di nascosto, inoltre non c’è nessuno fisicamente che ti spia dalle app delle grandi corporation, non occorre mettere il nastro adesivo sulla telecamera frontale del tuo smartphone, lì dietro c’è solo un’intelligenza artificiale che ti sta usando. A meno che tu non abbia visto la puntata di Black Mirror stagione 3 episodio 3 intitolata Shut up and drive, quella in cui un ragazzo viene ricattato dopo che è stato spiato mentre commetteva atti impuri di fronte alla telecamera (che risultava spenta) del computer.

Difficile trovare una morale univoca di fronte all’ingerenza sempre più prepotente della tecnologia nella nostra vita, anche perché non esiste una vera e propria alternativa che non sia quella di chiudersi a riccio, rinunciare a tutte quelle applicazioni che ti chiedono i dati (dai social ad Amazon, Spotify e Netflix, fino al GPS dell’auto) e vivere come eremiti in una società pre-digitalizzata, in cui esistano solo il frigo, la tv (rigorosamente con l’antenna), la lavatrice e poco altro. A pensarci bene, fino alla prima metà degli anni ’90, la vita era questa. Che ne pensate: fareste a meno di tutte le comodità che offre la tecnologia per tornare a una vita più analogica?

 

 

 

 

Giulio Pons

Ingegnere del software, ha superato i quaranta ed è un papà felice. Vive internet come la normalità. Ha fondato Rockit.it e Dailybest.it e lavora a Better Days come programmatore e responsabile dell'area tecnologica.

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