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Chi è Shonda Rhimes, la regina delle serie tv

Shonda Rhimes

 

Chi è Shonda Rhimes? A chi non segue gli eventi strazianti che, stagione dopo stagione, mettono a dura prova la vita della dottoressa Meredith Grey, o a coloro che nelle situazioni di impasse non si domandano “Cosa farebbe Olivia Pope al mio posto?”, questo nome non dice molto.

Per tutti gli altri, la sceneggiatrice, regista e produttrice cinematografica statunitense – “madre” di Grey’s Anatomy, How To Get Away With Murder, Private Practice e Scandal – è la regina indiscussa delle serie tv, in particolare di quelle che, per essere viste, necessitano di un box di Kleenex sulle ginocchia.

Le lacrime danno evidentemente i loro frutti, dato che nel 2007 la rivista Time l’ha inserita nella top-one-hundred delle 100 persone più influenti al mondo. La sua scalata al successo ha seguito il copione del più classico American Dream, e si basa su capisaldi che – sin dall’infanzia – hanno tracciato il percorso e l’evoluzione del Shonda-pensiero.

 

Shonda Rhimes

 

La caparbietà degli esordi

Nata a Chicago nel 1970, figlia di un coordinatore universitario e di un’insegnante, è la più giovane di sei figli: sin da piccola dimostra un’innata propensione a scrivere e a raccontare storie, e un periodo trascorso come volontaria in ospedale non fa che accrescere il suo interesse per tutto ciò che concerne la medicina. Dopo il college vola a Los Angeles, consegue un Master in Belle Arti e si trova a fronteggiare la bestia nera di qualsiasi studente, anche il più dotato: la disoccupazione.

Ma Shonda è una tosta, non si arrende e continua a scrivere di notte, mantenendosi durante il giorno con lavoretti part-time: l’ostinazione sembra darle ragione, e arrivano i primi ingaggi come sceneggiatrice per Vi presento Dorothy Dandridge e per Crossroads (sì, quel Crossroads in cui recitava Britney Spears). Tutto pare andare per il verso giusto, finché la sua prima sceneggiatura inviata al network ABC viene rifiutata senza se e senza ma.

 

 

Grey’s Anatomy e Private Practice: un inno al femminismo

Dicono che la pazienza sia la virtù dei forti, e Shonda Rhimes deve pensarla allo stesso modo. Nel 2005 debutta su ABC il medical drama Grey’s Anatomy (di cui è ideatrice e sceneggiatrice ufficiale), inizialmente come rimpiazzo al posto di Boston Legal: sarebbe dovuto durare soltanto 4 settimane, ma il successo fu tale che venne confermato per l’intera stagione, e quest’anno siamo alla dodicesima.

Il femminismo di cui da sempre la Rhimes si fa portabandiera è il perno attorno a cui ruotano le vicissitudini delle dottoresse che ne sono protagoniste: ambiziose, a volte persino spietate, in gamba e competitive. Oltre a ciò, Grey’s Anatomy è – come la sua creatrice lo definisce – “una dichiarazione contro il razzismo”, dato che i personaggi furono scritturati tramite un color-blind casting, ossia scelti senza basarsi sulla loro etnia: ogni ruolo venne assegnato senza determinare a priori la razza del singolo attore, per preservare la multietnicità e la diversità.

 

Grey’s Anatomy

 

Nel 2007 esordisce lo spin-off Private Practice, che durerà fino al 2013, seguendo la stessa ricetta: ospedale, sentimenti, complicazioni e lacrime, mixati in parti uguali.

 

Private Practice

 

Scandal e How To Get Away With Murder: l’orgoglio black

Nel 2011 è la volta di Scandal, ora alla sua quinta stagione, che vede Kerry Washington nei panni della brillante (e spesso logorroica) Olivia Pope, un’esperta di crisis management il cui personaggio è ispirato all’ex addetta stampa di George H. W. Bush, Judy Smith.

 

Scandal

 

Tre anni dopo, nel 2015, è il turno di How To Get Away With Murder (per i fan, semplicemente HTGAWM), di cui la Rhimes, a differenza degli altri suoi show, è soltanto produttrice: la serie narra le vicende di Annalise Keating, interpretata da Viola Davis, avvocato penalista e insegnante presso una prestigiosa università, che viene coinvolta nell’omicidio del proprio marito insieme a cinque suoi studenti.

La Davis nel 2015 è la prima donna afroamericana a vincere un Emmy Award per la sua performance da attrice protagonista, e conferma un duplice dato di fatto. In primis, la versatilità di Shonda Rhimes, capace di passare con la stessa disinvoltura ed efficacia da un genere sentimental-ospedaliero, al thriller politico e criminale, preservando in entrambi i casi il ritmo martellante, i dialoghi magistralmente costruiti e riuscendo comunque a creare un senso di assuefazione nei suoi telespettatori.

In secundis, sia Olivia Pope che Viola Davis rappresentano le paladine di quell’orgoglio black che la Rhimes ha sempre orgogliosamente esibito: afroamericane, colte, intelligenti, forti, scaltre e – soprattutto – potenti.

 

How To Get Away With Murder

 

Year of Yes: il coraggio

Se un’emittente come la ABC ti dedica la prima serata del giovedì sera, la più importante del palinsesto americano, programmando una dopo l’altra le serie tv prodotte dalla tua casa di produzione Shondaland, e ribattezzando questo prime time Thank God It’s Thursday… beh, qualsiasi essere umano potrebbe pensare che la prima cosa che fai al mattino davanti allo specchio del bagno è schiacciarti un bel cinque alto.

Ma non se sei Shonda Rhimes. Lo scorso novembre – nel suo memoir intitolato Year of Yes – la Rhimes ha messo a nudo le sue paure, tra cui quella di apparire e parlare in pubblico, che l’ha portata per anni a rifiutare la maggioranza degli inviti a conferenze, party e show televisivi. Per spezzare il circolo vizioso, ha deciso di affrontare i suoi timori più grandi trasformando i “no” costanti in una serie di “sì”, accettando così di apparire al Jimmy Kimmel Live!, al The Ellen Show, di tenere il discorso per i laureandi del Dartmouth College. E si è decisa a perdere circa 45 kg, liberandosi di “quel grosso corpo che portava in giro il mio cervello”. Il suo unico no da allora? Al fidanzato storico, quando le chiese di sposarlo. Ma, da suoi fan, siamo abituati ai colpi di scena.

 

Marianna Tognini

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Marianna Tognini
Tags: serie tv

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