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Addio Betamax, le videocassette che hanno perso la guerra contro le vhs

Il videoregistratore SL-6300. Pura tecnologia Sony del 1975

 

Il suo unico scopo è quello di servirti” scandisce una voce calda in uno spot del 1975 sulla tecnologia Betamax, i nastri magnetici che per decenni hanno rivaleggiato con le videocassette VHS. Oggi, dopo 40 anni, sembra che il suo lavoro sia giunto al termine. Sony ha annunciato che la produzione del suo formato Betamax sarà interrotta del tutto a marzo 2016. Nell’era di internet, questa notizia ha un sapore vagamente nostalgico. Eppure, di mezzo ci sono temi attuali come il porno e la pirateria.

Il riferimento alla pornografia è presto svelato sul Guardian: il Betamax è diventato il numero due delle videocassette anche perché l’industria dei film a luci rosse ha preferito il VHS per smerciare i propri titoli. A essere precisi, il formato concorrente – prodotto dall’azienda giapponese JVC – si era già guadagnato la fiducia dei produttori di videoregistratori, e il voltafaccia del porno fu solo il doloroso colpo di grazia.

 

 

Tuttavia, al Betamax va riconosciuto il merito di aver cambiato per sempre il modo in cui le persone guardavano la TV. Fino alla metà degli anni ’70 eri obbligato a seguire il palinsesto televisivo così come te lo presentavano. Se un film iniziava alle 21 e tu iniziavi a guardarlo alle 22 non c’era verso di recuperare i minuti persi. Ecco, la gente ci soffriva.

Con il Betamax c’è stata una rivoluzione: la possibilità di registrare i programmi TV su videocassetta è stata presentata come una “time-shift machine” definitiva per congelare lo scorrere del tempo. Per dirla in termini di serie TV, un annuncio pubblicitario dell’epoca diceva che “non ti perderai più Kojak solo perché stai guardando Colombo.

L’effetto Betamax fu simile all’effetto Popcorn Time di oggi: Hollywood si incazzò per davvero. Nel 1976, il presidente di Universal Pictures Sidney Sheinberg ricevette l’annuncio che parlava di Kojak e Colombo, due serie prodotte appunto dai suoi studios e trasmesse alla stessa ora su due canali diversi. Non ci ha visto più: a novembre Universal trascinò Sony in tribunale per violazione del copyright.

 

Peter Falk nei panni del tenente Colombo. Non dimenticatelo

 

Il “caso Betamax” parlava di un tema che conosciamo molto bene: una tecnologia che dà alla gente la possibilità di rivedere, scambiare e diffondere materiale coperto dai diritti d’autore va bandita? Il processo si chiuse a favore di Sony, e i giudici statunitensi sancirono che registrare programmi TV a casa non danneggiava il copyright. E, anche se lo avesse danneggiato, non era colpa di chi costruiva nastri e registratori.

Fu una decisione storica che trasformò la condivisione di film e serie TV in videocassetta in fenomeno culturale. Nel libro From Betamax to Blockbuster, Joshua Greenberg della New York Public Library spiega che le cassette diedero vita a un mondo in cui i film erano diventati beni di consumo tangibili: “Ne risultò più che una nuova industria. Con i film in cassetta che finivano nelle mani (e sotto il controllo) dei consumatori, i videonoleggi e le vendite portarono a rinegoziare i limiti tra il mezzo di espressione e il messaggio, e in ultima battuta un nuova relazione tra il pubblico e i film.

 

Addio, Betamax

 

Il successo delle videocassette – sia Betamax che VHS – registrate a casa e la diffusione di comunità di videofili che ne seguì non passò inosservata. Gli studi della Fox furono tra i primi a buttarsi sull’home video, producendo film in cassetta e vendendoli a prezzi esorbitanti. Il resto della storia è punteggiato da eventi quasi epici come l’ascesa e la caduta della catena di videonoleggio Blockbuster e la trasformazione di Netflix da servizio di consegna DVD a domicilio a leader del video streaming.

Negli ultimi 40 anni sono cambiate tante cose. Sappiamo che una collezione privata di 40000 nastri, sia Betamax che VHS, ha trovato finalmente casa presso l’Internet Archive di San Francisco. Quando saranno digitalizzati, passeranno letteralmente alla storia. Quello che non sappiamo, invece, è se avremo imparato qualcosa da questa storia. I floppy disk sono morti, e neppure CD e DVD se la passano tanto bene. Forse un giorno gli ebook faranno le scarpe a libri e giornali. Cosa succederà quando tutto sarà intangibile?

Lorenzo Mannella

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