TV e Cinema

Dune Part Two: In the desert you can’t remember your name

Con Dune Part Two Denis Villeneuve migliora in tutto e ci consegna un’opera non perfetta ma di colossale bellezza.

Eccoci in Dune Part Two

Al termine della visione di Dune Part Two non posso che affermare come il regista Denis Villeneuve abbia migliorato la formula del capitolo precedente in ogni suo aspetto. Se la Part One, infatti, era un film che aveva rubato l’occhio per una messa in scena spettacolare e trionfale, questo aumenta ancora di più questa componente affiancandola a un ritmo decisamente meglio bilanciato, a una sceneggiatura non perfetta ma maggiormente brillante e, in definitiva, a una coesione maggiore.

Se c’è, comunque, una cosa che riesce a fare, benissimo questo film, è quello di dare la sensazione alla spettatrice e allo spettatore di essere su Arrakis, di trovarsi, de facto, su un pianeta alieno, nel deserto cosmico popolato da vermi della sabbia e da popoli assetati di sangue e “mossi” da una volontà incrollabile verso la vera fede in un Messia. Dal punto di vista visivo, infatti, questo film si colloca ai vertici del medium, sia nel grande, come ricordato poco fa, grazie a effetti speciali veramente memorabili, sia anche nel piccolo, con una cura e un amore per i dettagli (come ad esempio i dispositivi “a stantuffo” per richiamare, giustappunto, le creature vermiformi delle sabbie) sbalorditivi.

Non potevano mancare in Dune Part Two

Denis Villeneuve ha lavorato in modo egregio per dare più corpo e costanza alla sua opera. Il primo film, a conti fatti, era un proemio a questo e a quello successivo. Qui le cose si fanno “serie” sin dall’inizio e le scene d’azioni, mai sovrabbondanti ma misurate, sono davvero ben coreografate con un paio di soluzioni visive veramente di grandissimo impatto (come quella di optare, in una determinata sequenza, per un bianco e nero puro da mozzare il fiato). Il cast è chiaramente già a livello di nomi qualcosa di epocale: Timothée Chalamet/ Paul Atreides, Zendaya/Chani, Rebecca Ferguson/Lady Jessica, Josh Brolin/Gurney Halleck, Austin Butler/ Feyd-Rautha Harkonnen, Florence Pugh/Principessa Irulan Corrino, Dave Bautista/Glossu “Bestia” Rabban Harkonnen, Christopher Walken/Imperatore Shaddam IV, Léa SeydouxMargot Fenring, Stellan Skarsgård/ Barone Vladimir Harkonnen, Charlotte Rampling/ Gaius Helen Mohiam e Javier Bardem/Stilgar. Al netto poi dei singoli giudizi sulle varie prove attoriali (per esempi Bardem, a mio avviso, ha calcato troppo la mano mentre ho trovato semplicemente strepitose le interpretazioni di Pugh e Ferguson) va detto che Chalamet si è calato perfettamente nella parte e ha duettato alla grande con Zendaya.

Il film, insomma, al cinema rifulge di bellezza e il consiglio è di goderne con un impianto audio degno di questo nome (consigliatissimo l’iMax in tal senso). Questa storia d’amore, di guerra e di potere spaziale rimarrà negli anni.

Mattia Nesto

Fa che la morte mia, Signor, la sia comò 'l score de un fiume in t'el mar grando

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