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La città incantata: una fiaba magica che fa bene alla Terra

La città incantata torna al cinema nell’estate più siccitosa degli ultimi settant’anni.

Un racconto di crescita e…ecologia

La città incantata torna al cinema e, intanto, in Italia e nel mondo si registrano tassi di siccità mai visti primi in quasi un secolo di rilevamenti. So che queste due cose, apparentemente, non è che siano collegate ma, perdonatemi: quando sono uscito dal cinema dopo l’ennesimo rewatch del film premio Oscar 2001 di Hayao Miyazaki non ho potuto non fare tale associazione di idee. E se ci pensate bene, nel vostro intimo almeno, anche voi avete fatto simili ragionamenti.

Pensiamoci bene: Miyazaki è il creatore di Conan, che qui Simone Stefanini ha sapientemente tratteggiato per quello che è: ovvero un’enorme fiaba a tema ecologico, potente e magica come poche.  Figurarsi allora un film d’animazione come La città incantata che, anche grazie a un livello produttivo veramente imperioso, mette su schermo,  grazie a Lucky Red che si è occupata della ri-distribuzione anche in Italia, una storia in cui Chihiro  e Haku, un epico e favolistico racconto ecologico. Ovviamente se non lo avete ancora visto, al cinema o su Netflix o magari in dvd o blue-ray, il consiglio è di non proseguire oltre nella lettura di questo pezzo: l’articolo è, infatti, per sua stessa natura, non solo ricco di spoiler ma tratterà nello specifico il finale dell’opera. Siete stati avvertiti insomma.

Chi di noi non vorrebbe abbracciarlo

Vero come è vero che Haku è in realtà lo spirito del fiume Kohaku, Nigihayami Kohakunushi c’è una frase che dice Chihiro al momento del disvelamento del vero nome del ragazzo/drago che mi ha, fin dalla prima volta che l’ho sentita, colpita nel profondo e la vado a parafrase: “Una volta c’era un fiume anche se oggi è stato coperto per fare degli appartamenti“. Ecco, vedete che la portata ecologica del racconto di Hayao Miyazaki e del “suo” studio Ghibli è, ancora una volta fortissima: non solo infatti Haku viene derubato del nome ma perfino la sua stessa essenza viene nascosta e celata alla vista, e alla mente, dall’essere umano. Qui non c’è in gioco un potente incantesimo o qualche micidiale maledizione ordita da una strega: no si tratta “semplicemente” dell’opera dell’essere umano, che invece di salvaguardare la Terra, piano piano, la va distruggendo.

I nerini del buio

Ma, infondo, ne La città incantata ci sono tanti piccoli segnali di questo messaggio che sarebbe perfetto per uno dei tanti Fridays for Future che punteggiano il Pianeta da qualche anno a questa parte (psss, ragazze e ragazze, giovani studentesse e studenti, se volete un simbolo usate Haku in versione drago o Totoro, protettore delle foreste, dai, io non vi ho detto nulla). Quando nelle “terme spiritiche” fa la sua apparizione il cosiddetto “dio putrido”, ovvero un essere soprannaturale completamente ricoperto da una melma maleodorante che fa appassire e marcire ogni cosa, Chihiro sarà, con sprezzo del pericolo, colei che ne svelerà la sua vera natura: ovvero quella di un antico dio drago, anch’egli protettore di un corso d’acqua. E come mai quel drago millenario era diventato una creatura tanto repellente? Beh, semplice, perché la sua “magia” era stata, letteralmente, “tappata” da un quantitativo industriale di rifiuti industriali.

Il giardino incantato

Ci siamo, lo avete capito tutti: andare a vedere, ancora una volta, La città incantata e i film, meravigliosi, dello studio Ghibli in piccolo, ma anche un po’ in grade, è un modo fantastico per destare la nostra coscienza ecologica, purtroppo in troppi casi sopita da tempo. E il pensiero che un’intera generazione di bambine e bambini, proprio in questi anni, stanno crescendo con queste incredibili avventure “in difesa della natura” mi fa ben sperare per il futuro. Tuttavia, non serve un genio, o un’eroina del calibro di Mononoke per capire che vista come sta la Pianura Piadana, talmente secca e riarsa da parere la landa desertica di Nausicaa della Valle del Vento, mai come oggi è importante salvaguardare l’ambiente con pratiche quotidiane e concrete: basta sprecare l’acqua, basta inquinare a più non posso, basta lasciare inutili prese elettriche accese. Anche noi, nel nostro piccolo (o nel nostro grande, ancora una volta) possiamo interpretare uno dei magici protagonisti dei film dello Studio Ghibli. Se lo vogliamo però!

 

Mattia Nesto

Fa che la morte mia, Signor, la sia comò 'l score de un fiume in t'el mar grando

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