È morto Pietro Giordano, uno dei protagonisti poetici e grotteschi di Cinico TV

Pietro Giordano

 

È morto all’età di 69 anni Pietro Giordano, uno dei volti più noti di Cinico Tv. Maschera surreale e tragica, ce lo ricordiamo perché si additava da solo quel “Testa di minchia”, ripetuto in maniera ossessiva sullo sfondo di una spiaggia desolata e triste.

 

 

L’attore/non-attore della celebre striscia grottesca dei registi Daniele Ciprì e Franco Maresco,  è mancato nella sua abitazione di Palermo giovedì sera. I due registi lo vollero anche ne Il ritorno di Cagliostro (2003) dove recitò insieme Robert Englund, il Freddy Krueger di Nightmare. Moresco lo ricorda come un uomo di “straordinaria intelligenza, ironia e cinismo”.

Non era nato povero come molti potrebbero sospettare” — racconta il regista su Repubblica — “Era figlio di un camionista e per un periodo a casa ebbe la cameriera. Aveva una ricca collezione di polo Lacoste ma era ossessionato da due paure: rimanere indigente ed essere obbligato a lavorare”.

 

 

Per chi non lo conoscesse, Cinico tv consisteva in una serie interviste fuori dagli schemi fatte ai personaggi siciliani più assurdi e grotteschi. Sono andate in onda su Rai 3 a partire dal 1992, ospitate, di volta in volta, da programmi diversi come Fuori orario, Avanzi o Blob. I protagonisti erano persone poco comuni che venivano riprese con un bianco e nero greve e contrasto, mentre erano lasciati liberi di dire cosa volevano e di comportarsi come meglio credevano. Vedere sulla tv nazionale persone lasciarsi andare alle flatulenze più rumorose, togliersi dall’orbita un occhio  di vetro o che esprimere il loro bisogno di avere una compagna, raccontando candidamente quanto era triste la loro esistenza, è stato qualcosa di assolutamente potente e rivoluzionario.

 

Giuseppe Paviglianiti

 

Le loro facce e le loro espressioni, sempre così in bilico tra la più rozza ignoranza e quei tiepidi accenni poetici, li trasformavano in delle figure assolutamente iconiche. Il grande talento di Ciprì & Maresco consisteva nel riuscire a stare ben lontani dalla presa in giro o dal ritratto trash, pur ottenendo risultati comici e ironici. Cinico tv era una sintesi di sentimenti contrastanti: erano immagini potenti e destabilizzanti, raccontate senza mai cadere nella macchietta o nella critica sociale spicciola.

Il nostro non è un discorso assimilabile a categorie ideologiche o prese di posizioni politiche” – racconta Maresco – “I nostri attori – che non sono nemmeno attori – non hanno alcuna identità sociale, non sono proletari e non sono nemmeno sottoproletari. Li abbiamo scelti, credo, perché hanno un tipo di faccia, un tipo di corpo che li avvicina al cinema che ci piace. […] La nostra scelta è quella di mostrare la bellezza, la forza di tanta ostinazione. Mi rendo conto che in qualche modo la denuncia la facciamo: basta guardare gli scenari di Cinico Tv,  il loro degrado… È anche vero che noi, attraverso i nostri personaggi, raccontiamo più le nostre inquietudini che le loro”.

 

 

Giordano non è l’unico dei personaggi di Cinico Tv che ci ha lasciato negli ultimi anni: nel 2008 è morto il “semi-afasico” Fortunato Cirrincione, nel 2001 è mancato il “ciclista” Francesco Tirone e l’anno prima Giuseppe Paviglianiti, quello affetto da meteorismo. Sarebbe un peccato che questi nomi venissero dimenticati, hanno avuto ruolo fondamentale nella nostra storia televisiva. Quello di Ciprì & Maresco è stato uno degli esperimenti più importanti e geniali che la tv italiana si è concessa negli ultimi 30 anni. A volte basta un peto per fare la rivoluzione.

 

Sandro Giorello

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