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Un incantevole borgo della costiera amalfitana è diventato museo a cielo aperto

 

Le bellezze d’Italia da scoprire e riscoprire sono tantissime: in questi mesi spesso vi abbiamo raccontato di luoghi misteriosi e poco noti, al nord, al centro, e al sud. Oggi restiamo nella parte bassa dello stivale, per raccontarvi di Praiano, un incantevole borgo della costiera amalfitana, che gli abitanti hanno deciso di trasformare in un museo a cielo aperto.

Ma prima, vediamo un po’ della storia di questo luogo forse poco noto ma meraviglioso, che merita una visita se avete un programma un giro d’Italia la prossima estate.

 

 

Praiano conta circa 2000 abitanti e si trova in provincia di Salerno, sulla costiera amalfitana. Un tempo era uno dei casali della Repubblica Amalfitana, ma stiamo parlando del medioevo.

In quell’epoca – e anche ancora molto prima, in epoca romana – la bellezza di quei luoghi era ben nota ai potenti e ai ricchi, che costruivano sfarzose ville nascoste dalla vegetazione collinare e nella macchia mediterranea. Praiano già un tempo era divisa a livelli: nella parte superiore la popolazione era composta principalmente da contadini, mentre nella parte inferiore c’erano soprattutto pescatori. Anche pescatori di corallo, come racconta proprio il sito del Comune di Praiano.

 

 

Scrive Giovanni Scala che “Sin dai tempi antichi, tra il 1300-1400 e fino alla fine del 1800, a Praiano si praticava la pesca del corallo. Era un buon mestiere malgrado richiedesse enormi sacrifici. Da alcuni documenti di atti di vendita del corallo datati 1400-1500 si evince che, in quel tempo, per un rotolo di corallo occorrevano tre tareni e 10 grani: tarenis  tribus et granis decem. Era un mestiere duro, che si tramandava di padre in figlio. Un mestiere che rendeva, però, soprattutto ai padroni. Una vecchia ballata dice: Quanno levaimo a cimma ‘a terra, perdiettimo ‘o nomme e cristiano e ogni ppoco figlie ‘e cane llà ce stevano ‘a chiammà. Si andava a vela sino a Ponza e in caso di cattiva pesca ci si spingeva sino all’Asinara e, se calava il vento e c’era “calìa di mare” (mare calmo) si andava a remi“. Che meraviglia di storia.

Stiamo parlando però ormai di molti secoli fa: oggi Praiano è ben differente da allora, e ha deciso di diventare un museo a cielo aperto, grazie all’iniziativa dei suoi cittadini. La notizia ha fatto il giro del mondo – se n’è quasi parlato meno in Italia, ma queste bizzarrie siamo abituati – grazie al progetto NaturArte, un’idea di Agenda Comune, che si vorrebbe – e si dovrebbe – replicare anche in tanti altri borghi e paesini d’Italia.

 

 

Ma che cosa si intende per museo a cielo aperto? Scrive il sito AmalfiCoasting.org che “Agenda Praiano a contattato alcuni dei migliori artisti della ceramica della zona e ha chiesto loro di ridare attualità e rinforzare il concetto di “arte diffusa” caratteristico delle edicole votive traendo ispirazione dai luoghi, dalle tradizioni, dai valori o dalla mitologia locale. Si è inoltre chiesto loro di realizzare installazioni in grado di esaltare il paesaggio antropizzato di Praiano e di dialogare con l’ambiente che le accoglierà, arricchendolo e valorizzandolo“.

E il risultato finale è meraviglioso. Praiano in fondo era bellissima anche prima: ma adesso ha più futuro, ed è un modello da replicare. Se volete approfondire nel dettaglio il progetto di Praiano, Il Fatto Quotidiano ha intervistato Claudio Gatti, giornalista del Sole24Ore e tra i fondatori di Agenda Praiano.

Gabriele Ferraresi

Lavoratore intellettuale salariato

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