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Il Roero spacca: breve guida alle colline più affascinanti del Piemonte

Il Roero nelle foto di Carlo Avataneo

 

Definire il Roero come una delle bellezze nascoste d’Italia è sicuramente esagerato. Anche se non è famosa come le vicine Langhe, è una zona del Piemonte che da anni raccoglie migliaia di turisti da tutta Europa che vengono a godersi la sua cucina e i suoi vini. Dal 2014 è anche entrato nella lista dei beni del Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO.

Quello che non tutti i sanno, però, è che queste zone regalano dei paesaggi davvero affascinanti e non sempre il turista che capita da quelle parti per pochi giorni ha la fortuna di scoprirli. Perché va bene farsi un giro per le varie cantine o visitare uno dei tanti borghi presenti nei paraggi ma non sempre si nota come queste colline – magari in autunno in una mattina di nebbia o in inverno dopo una nevicata pesante – possano trasformarsi in qualcosa di davvero magico.

Ce lo spiega bene Carlo Avataneo, un fotografo di Carmagnola – un paese non troppo distante da Torino – che da più di trent’anni si è innamorato di queste zone e gli ha dedicato un lungo progetto fotografico. Molti dei suoi scatti sono andati a comporre il libro Roero e tre calendari dedicati dedicati ai tre aspetti per lui più evocativi in assoluto: le rocche, gli alberi, le viti.

 

Gli alberi

 

È dal 1997 che dedico scatti al Roero” – commenta AvataneoOggi tutti ne parlano, ma allora presentare il Roero come terra turistica tutta da scoprire, eravamo davvero in pochi. E ne sono orgoglioso perché credo di aver dato, tra i primi, e di dare tuttora il mio bel contributo di conoscenza al Roero attraverso le mie fotografie. Per la trilogia dei miei ultimi tre calendari (2015-16-17) ho scelto i tre elementi che ritengo sostanziali. Innanzitutto le “Rocche”, dono del fiume Tanaro che le modellò 200.000 anni fa e attraversano il territorio sotto forma di una profonda e spettacolare spaccatura per una lunghezza di una decina di chilometri. Poi gli “Alberi”. Quale altra terra di vigne ha una simile varietà naturalistica? Castagni centenari, pini silvestri, querce, faggi, olmi che popolano boschi e radure o si aggrappano ai bordi della Rocche. E gli alberi da frutta: ciliegi, peschi, peri e meli, albicocchi e cachi, i noccioleti rendono il territorio area di eccellenza per biodiversità, produzione e commercializzazione della frutta.

Ovviamente in racconto del genere non può mancare un capitolo dedicato al vino: “Metà del reddito roerino deriva dalla frutta, l’altra metà dal vino” – conclude Avataneo – “E quindi ecco il terzo elemento: “I paesaggi del vino”, il frutto della secolare interazione dell’uomo con la natura nel modellare le colline con la coltivazione della vite, che con i suoi vitigni –barbera, nebbiolo, arneis, brachetto- fa volare alto il nome Roero nel mondo.

 

Monteu Roero

 

Nella zona del Roero si contano almeno una trentina di paesi. L’unica città più grande è Bra, con i suoi 30.000 abitanti, i restanti sono borghi decisamente più piccoli ma vale la pena visitarli. Fare un elenco esaustivo è certamente difficile, ecco cosa ci risponde Carlo: “dovendo proprio scegliere –ma so di fare dei torti gravissimi- direi che i luoghi dove trovi il genius loci sono per me Monteu Roero, le Rocche di Pocapaglia, Santo Stefano, Canale e i suoi dintorni, Montaldo. Ho risposto, ma come si fa a lasciar fuori Monticello, Sommariva Perno, Castellinaldo, Govone?”.

Vi consigliamo quindi di prendervi un’intera settimana e visitare più paesi possibili, magari tra ottobre e novembre quando gli alberi cambiano le foglie e si colorano di sfumature stupende. Molte informazioni le potete trovare sul sito Roeroturismo.it

Sandro Giorello

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