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Cosa sta succedendo a Instagram e perché non serve a niente andare in paranoia

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Sì, Instagram sta per cambiare, e non sarà più quello di prima. Lo sapevamo da tempo, ne abbiamo scritto, e non c’è motivo di farsi prendere dal panico. Non cambierà oggi, di sicuro: ma a breve sì.

Succede, le cose cambiano e bisogna fare i conti con la realtà. La realtà è che i prodotti e le piattaforme che utilizziamo gratuitamente sono aziende, e che le aziende, anche quelle simpatiche e colorate che sviluppano i social media che ci piacciono tanto devono fare profitti. Non è una opzione, anche Instagram è lì per fare soldi: possibilmente tanti.

Per fare profitti è necessario che queste aziende, Instagram compresa, si facciano pagare per qualcosa, quel qualcosa è la pubblicità. Le modifiche – per ora solo annunciate, ma inevitabili – al feed di Instagram non meritano le ondate di terrore viste nelle ultime ore, con migliaia di post a base di “attiva le notifiche” e altro.

Già, perché come dovrebbe trasformarsi il feed della home di Instagram?

Nelle parole dell’azienda, in un comunicato dello scorso 13 marzo “per migliorare la tua esperienza utente, a breve il tuo feed sarà organizzato in modo da mostrare i momenti che crediamo possano essere più importanti per teL’ordine in cui mostreremo nel tuo feed i video e le foto sarà determinato dalla probabilità che tu sia interessato a quel contenuto, la tua relazione con la persona che l’ha pubblicato e la tempestività con cui l’ha postato“. In sintesi: niente più tutti i post in ordine cronologico, ma post visualizzati per popolarità e altre variabili, come su Facebook. Ok, ma quindi cosa cambia per noi utenti?

Per gli utenti “normali” non c’è da preoccuparsi, la maggioranza si abituerà tranquillamente a questo cambiamento, che non è nell’interesse di Instagram rendere troppo brusco. Mentre per chi usa Instagram in maniera professionale, all’interno di una strategia social, che sia una persona o un’azienda, il destino pare segnato. Lì ci sarà da pagare per garantirsi visibilità nel feed, o da spremersi le meningi e produrre contenuti migliori, il consueto bivio cui ci ha abituato Facebook, non per niente proprietaria di Instagram.

Un po’ come con Facebook ci fu la grande “chiusura dei rubinetti” per la visibilità delle fan page, è lecito pensare che la storia di ripeterà a breve con Instagram. Il panico dei giorni scorsi ha toccato livelli tali da costringere Instagram stessa a smentire tutto con un tweet, ieri

 

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Vi stiamo ascoltando e possiamo assicurarvi che niente sta per cambiare nel vostro feed. Vi promettiamo che vi faremo sapere quando questi cambiamenti saranno svelati“. Tutto a posto quindi? Insomma. Su BuzzFeed è uscito anche un post in cui si mette giustamente in ridicolo l’ondata di ATTIVA LE NOTIFICHE TI PREGO che ha travolto Instagram in questi giorni. Il migliore resta il vecchio Sobchak del Grande Lebowski, neanche lui ne può più di gente che lo implora di attivare le notifiche.

 

 

Anche perché attivare queste notifiche per decine e decine di utenti, renderebbe il vostro smartphone una specie di generatore di notifiche push, che vi avvertirebbe ogni volta una persona che seguite pubblica qualcosa. Non una grandissima idea.

Marco Usai sul blog Instagramers Italia ha messo in fila un po’ dei cambiamenti in arrivo – o già arrivati – su Instagram. Ma tutto cambia: un tempo si potevano pubblicare solo foto quadrate, non è crollato il mondo una volta che si è potuto pubblicare anche in altri formati. Poi i messaggi diretti – ma chi li usa? – qualcosina si è visto anche nella versione da browser, dove da qualche tempo è possibile sapere chi ha interagito con noi ed esplorare account che potrebbero interessarci, poi c’è stato il multiaccount per l’app su smartphone sia iOS che Android, ed è abbastanza inevitabile che nelle prossime settimane e nei prossimi mesi Instagram diventerà un po’ più simile a Facebook. E non c’è niente che possiamo fare per evitare la cosa: a meno di smettere di lamentarci e cambiare piattaforma, naturalmente.

Gabriele Ferraresi

Lavoratore intellettuale salariato

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Gabriele Ferraresi

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