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La prima pagina di Libero di oggi è orrenda e sbagliata

La prima pagina di Libero di oggi

 

Mi stupisco del mio stupore quando mi casca l’occhio su qualche prima pagina di Libero: dovrei essere abituato da una decina d’anni ormai a certe bassezze per vendere una copia in più, ricordarmi che i titoli servono per venderli i giornali, che “Chi vusa püsé la vaca l’è sua!” ovvero che chi urla di più ha ragione, che “parlare alla pancia” dei lettori per certi quotidiani è normale, nel senso che rivolgersi alle parti meno nobili del loro intestino, è normale. Invece, invece no.

Invece è fantastico rinnovare lo sbigottimento a ogni acrobazia lessicale che trovo su Libero. E così, mi stupisco di nuovo. Il quotidiano fondato da Vittorio Feltri nel 2000 – e di nuovo da lui diretto dal maggio di quest’anno – riesce sempre a disorientarmi con nuove e straordinarie soglie di meschinità, come oggi.

Leggo sulla prima pagina di Libero, infatti “Mentre i politici discutono di elezioni – Venezia occupata dagli abusivi – Milano allagata dalla pioggia – Roma sommersa dai rifiuti” e poi il tocco finale in un sommario “E per gradire nella capitale arrostiscono una ragazza di 22 anni“.

Il titolo di oggi, con quel “tanto per gradire” con quel “arrostiscono” riferito a una ragazza di 22 anni assassinata a Roma, è davvero un po’ troppo. È la carne animale che si arrostisce a fuoco vivo alla griglia, allo spiedo, ricorda la Treccani: inserendo il termine, coerentemente, nella sfera semantica del cibo. Si parla di caldarroste, di pesce, di pane, anche di una piacevole abitudine, quella, di “arrostirsi” al sole, e “star lungamente esposto al sole cocentechiosa l’enciclopedia.

Ma qual è la storia che la redazione di Libero sintetizza in maniera tanto colorita? Vincenzo Paduano, guardia giurata di 27 anni, ha dato fuoco alla ex fidanzata Sara Di Pietrantonio, 22 anni. Il cadavere di lei è stato ritrovato all’alba di domenica a Roma, in via della Magliana. Una storia atroce di gelosia, di possesso malato, in cui c’è un assassino e c’è una vittima.

La riassume benissimo il Corriere della SeraPaduano entra nei dettagli. «Quando è scappata ho deciso di rincorrerla. Eravamo vicinissimi. Poi non so bene che cosa è successo. Mi sono acceso una sigaretta e lei ha preso fuoco». È l’ennesima bugia. Sarà l’autopsia a dire se l’abbia immobilizzata e strangolata, o semplicemente tenuta ferma mentre avvicinava la fiamma ai suoi vestiti inzuppati di alcol (…) «A quel punto che potevo fare?». È l’orrore. Va via mentre lei è ancora viva e si dibatte tra le fiamme. Torna verso la sua auto, fa velocemente retromarcia e sparisce. Sara muore tra atroci sofferenze, neanche mezz’ora dopo lui è al lavoro nella guardiola del palazzo“. Ecco.

Forse quella di oggi, quella di “E per gradire nella capitale arrostiscono una ragazza di 22 anni” è una vetta verso il basso a livello di “Bastardi Islamici”, dopo gli attentati di Parigi?

 

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O della vignetta di Benny con Berlusconi-tappo-di-champagne che vola verso il centro delle terga di mortadella di Romano Prodi? Macché, magari. È molto, molto peggio.

 

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Perché è peggio? Vediamo. Perché se fossi islamico, che so, sarei vivo, una letterina di protesta potrei scriverla, se fossi Romano Prodi potrei valutare come meglio credo se e come rispondere a una vignetta, e di sicuro lascerei perdere. Se invece fossi una ragazza morta semicarbonizzata, purtroppo non potrei proprio rispondere. Magari i miei genitori ci finirebbero sopra a quella prima pagina, loro, i miei amici, e chissà, chissà come ci resteranno. Ma questa non deve essere stata una grande fonte di preoccupazione per la redazione di Libero.

Uno dice: è morta tua figlia e stai a preoccuparti dei titoli dei giornali? Risposta: forse no, ma forse non sono io a dovermi preoccupare, dovrebbe essere chi li scrive quei titoli, ad avere un minimo barlume di pietà. Invece no.

Uno dice: che ci puoi fare? È Libero, è la libertà di stampa, di poterci esprimere tutti come meglio crediamo, ed è giusto. Lamentarsi di Libero è un po’ come lamentarsi dell’acqua umida, del sole che sorge, dell’inverno che è freddo. Però ogni tanto, ogni tanto, salta fuori qualcosa che riesce a stupirmi, proprio per il punto di bassezza che riesce a raggiungere. E quella prima pagina, Libero, fa proprio schifo. È solo la mia opinione, per carità, ma fa schifo.

Gabriele Ferraresi

Lavoratore intellettuale salariato

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Gabriele Ferraresi

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