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L’app Telegram raggiunge i 100 milioni di utenti: ma cosa fa esattamente?

Telegram

 

Telegram è un’app gratuita per inviare messaggi e ha già toccato il tetto dei 100 milioni di utenti. L’ha dichiarato il suo fondatore Pavel Durov questo venerdì al Mobile World Congress di Barcellona.

Considerato da molti come lo Zuckerberg della Russia, Durov è noto anche per essere il creatore di VK – il più importante social network russo – che ha poi abbandonato nel 2014 lamentandouna mancanza di libertà” dovuta a pressioni politiche da parte di investitori vicini a Putin.

Nel 2013 si è rimesso in gioco con Telegram che a oggi vanta 15 miliardi di messaggi ogni giorno: se li paragoniamo ai 42 miliardi di WhatsApp vi sembreranno ancora pochi ma, se si considera che l’applicazione ha guadagnato più di 40 milioni di utenti in meno di sei mesi, con una crescita di 350.000 utenti al giorno, capirete che potrebbe avere davanti un futuro decisamente interessante.

 

Pavel Durov

 

Ma cosa fa di preciso Telegram? Moltissime cose. Oltre poter inviare messaggi scritti o registrazioni vocali, esattamente come WhatsApp, vi permette di creare gruppi di conversazione invitando più di mille membri. Potrete scambiarvi file pesanti fino a 1.5 gigabyte, salvare foto e documenti personali sul vostro cloud, sincronizzare tutte le vostre chat su ogni dispositivo possibile (sia su mobile che su computer).

Il punto forte di tutto il servizio è garantire una tutela della privacy davvero elevata: permette di distruggere i messaggi dopo un tempo prefissato e li protegge con un sistema di crittografia end-to-end che impedisce ogni tipo di lettura esterna o di attacchi da parte di hacker.

 

Cosa fa Telegram? Moltissime cose

 

Come avrete capito, quello della libertà di espressione è un tema decisamente importante per Durov: nonostante in più occasioni il suo servizio sia stato indicato come uno dei principali mezzi di comunicazione di gruppi terroristici, l’imprenditore ha sempre ribadito la ferma convinzione di non voler violare la privacy dei suoi utenti.

Questa è una delle sue dichiarazioni più provocatorie, rilasciata lo scorso luglio al Financial Times: “Il nostro diritto alla comunicazione e alla privacy è più importante di qualsiasi intimidazione con cui i politici vorrebbero farci paura. Se riusciamo a isolare le emozioni per un momento e pensare alla minaccia terroristica in termini puramente statistici, la possibilità di scivolare e morire per colpa di un pavimento bagnato in bagno è mille volte superiore alla probabilità di morire a causa del terrorismo”.

 

Tim Cook, CEO di Apple

 

Durov ha anche manifestato il suo appoggio alla Apple per non aver voluto avallare la richiesta di dati da parte dell’FBI nell’indagine inerente alla strage avvenuta a San Bernardino, in California, lo scorso dicembre. “Mi schiero con Tim Cook”  – ha dichiarato Durov  – “La gente deve decidere se barattare la propria privacy in cambio di quello che potrebbe essere percepito come un maggior senso di sicurezza o un minor rischio nei confronti del terrorismo”.

 

Telegram

 

Da quanto dichiara, il suo sembrerebbe un grande atto filantropico, un dono nei confronti dell’umanità per cui brucia – stando a quanto riporta il Financial Times – un milione di dollari ogni mese, soldi che lui stesso finanzia.

I valori sono importanti, per noi questa è la cosa principale” – conclude Durov – “Tutto il resto, la sostenibilità della società, o il suo statuto dal punto di vista giuridico, sono tutti fattori secondari”.

Sandro Giorello

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