Ambiente
di Marcello Farno 5 Maggio 2016

L’India investe 6 miliardi di dollari nel ripopolamento delle foreste

Un investimento ambizioso per uno dei paesi più inquinati al mondo

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Il governo indiano di Narendra Modi ha deciso di investire più di 6 miliardi di dollari per la ripopolazione delle foreste del paese. L’obiettivo è quello di aumentare la copertura di verde dal 21,34% al 33%, grazie a un disegno di legge – il Compensatory Afforestation Fund Bill – che è in attesa solo di essere definitivamente approvato dalla camera alta del Parlamento, il Raiya Sabha.

Ad oggi l’India è uno degli stati al mondo con la più alta percentuale di inquinamento ambientale: secondo i dati dell’OMS sulla qualità dell’aria urbana, 13 delle 20 città più inquinate al mondo si trovano in India. Oltre a questo, circa 45 distretti industriali del paese risultano pesantemente inquinati e numerosi villaggi lungo la costa sono minacciati dall’erosione e dall’innalzamento del livello del mare.

 

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Sul banco dei principali imputati siedono le aziende private che negli ultimi anni hanno distrutto la copertura verde del paese per far spazio ai loro progetti industriali. Con loro anche lo stato, colpevole di aver rilasciato autorizzazioni per progetti che non rispettavano nessuna norma di rimboschimento compensativo. Quelle aziende versano comunque dal 2006 un’imposta nelle casse del governo, che ad oggi costituisce proprio il “tesoretto” destinato all’investimento ambientale.

La nostra copertura forestale aumenterà drasticamente” – ha sottolineato in merito Prakash Javadekar, ministro dell’ambiente – “il risultato sarà il raggiungimento del nostro obiettivo del 33% di copertura boschiva nel paese e, soprattutto, l’assorbimento di 2,5 miliardi di tonnellate di anidride carbonica, come già indicato nel piano di risanamento del paese“.

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Non tutti però sembrano ottimisti, come alcuni esperti. Sreedhar Ramamurthi, geologo e membro dell’organizzazione non-governativa Environs Trust, dedita alla salvaguardia dell’ambiente, intervistato da Quartz sostiene infatti: “Ho le mie riserve su questo progetto. Ci dovrebbe essere un meccanismo per controllare che i fondi vengano utilizzati in modo corretto. Molte volte, i funzionari forestali bruciano le foreste per completare prima il loro lavoro, lamentandosi poi del fatto che questo a cause della fiamme venga perduto“.

I dubbi aumentano se guardiamo alla relazione compilata nel 2013 dai funzionari governativi del Comptroller & Auditor General, in cui veniva evidenziato il fallimento del ministero dell’ambiente a crescere foreste su terreni alternativi, così come la deviazione non autorizzata di terreno forestale e la violazione del regime ambientale. Non esiste quindi chiarezza su come il governo possa andare a sviluppare questo progetto così difficile e ambizioso. “Ha intenzione di buttare via le persone dalle loro terre per costruire nuove foreste?” – si domanda disilluso Ramamurthi – “Se sì, perché ha prima permesso che quelle foreste venissero abbattute? Per noi si tratta di una sorta di doppio smacco “.

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