The Lift-Bit è il divano che può prendere la forma che vuoi e che controlli con un’app

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È uno dei componenti d’arredo preferiti da tutti: ci si può sedere, sdraiarsi, fare delle gran conquiste e tanto altro. Non esiste casa senza un divano, anche se muoversi su di esso, ammettiamolo, porta spesso a compiere delle grandi e scomode contorsioni. Di comodità non ne abbiamo mai abbastanza e in aiuto ci viene incontro stavolta The Lift-Bit, un divano digitale che può trasformarsi, a seconda dei bisogni, in letto, sedia, tavolino o tutto quello che volete, con un semplice colpo di iPad.

The Lift-Bit è stato progettato dall’architetto e designer italiano Carlo Ratti, per l’azienda di mobili Vitra. Il sistema è costruito con una serie di sgabelli esagonali, ognuno dotato di un motore che gli permette di sollevarsi e abbassarsi in pochi secondi, o tramite un gesto della mano o tramite un applicazione pensata appunto per iPad.

Il divano può diventare un letto, un sofa, una chaise longue, addirittura un piccolo auditorium e tanto altro. L’utente può scegliere di utilizzare alcune delle configurazioni ottimali già presenti sul dispositivo, oppure dare libero sfogo alla creatività, giocando con l’interfaccia e variando l’altezza di ogni singolo pezzo del divano mobile. E quando il divano rileva di non essere stato utilizzato per un certo periodo di tempo, inizia a generare autonomamente delle nuove forme, un po’ come farebbe uno screensaver.

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The Lift-Bit è stato presentato questa settimana al Salone del Mobile di Milano. “Odio la tecnologia come gadget” – racconta Carlo Ratti in un’intervista a Repubblica – “Però credo che oggi stiamo finalmente entrando in quello che un pioniere dell’informatica del ventesimo secolo, Mark Weiser, aveva battezzato “ubiquitous computing”, o l’era della tecnologia “calma”: in altri termini una tecnologia così radicata nelle nostre vite da diventarne lo sfondo, elemento onnipresente e irrinunciabile, ma discreto. I dispositivi elettronici entrano così a far parte della nostra vita quotidiana, ma in modo invisibile e impalpabile. Così, poco a poco, i nostri oggetti, le nostre case e persino le nostre città stanno acquisendo la capacità di ‘parlare’, ovvero di interagire con noi in modo nuovo“.

 

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[via designboom.com]

Marcello Farno

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