Il Tribunale per i minorenni dell’Aquila ha disposto l’allontanamento dei tre figli di una famiglia anglo-australiana che da tempo vive in una casa isolata nei boschi della provincia di Chieti.
La decisione, attuata con l’intervento congiunto di assistenti sociali e forze dell’ordine, prevede il trasferimento dei minori in una comunità educativa dove rimarranno affiancati dalla madre per un approfondito periodo osservazione e monitoraggio.
Le ragioni del Tribunale e la tutela dei minori
Il provvedimento, emerso a seguito di un episodio grave verificatosi nel 2024, quando i bambini erano stati ricoverati per un’intossicazione da funghi raccolti nei boschi circostanti, si fonda non solo su questioni sanitarie ma anche su gravi preoccupazioni riguardanti il loro sviluppo psico-educativo. Secondo l’ordinanza, infatti, il rischio principale non è tanto la mancanza di istruzione, quanto la compromissione del diritto costituzionale alla vita di relazione (articolo 2 della Costituzione), fondamentale per la crescita equilibrata del minore.
Il Tribunale sottolinea come la deprivazione del confronto con i coetanei in età scolare possa causare conseguenze significative sullo sviluppo psicofisico, sia in ambito scolastico che sociale. Questo isolamento prolungato ha spinto i giudici a valutare necessaria l’allontanamento dalla casa familiare, considerata anche a rischio sotto il profilo della sicurezza abitativa. Tra le criticità rilevate vi sono infatti condizioni di abitabilità precarie che mettono a repentaglio l’incolumità dei bambini: mancanza di agibilità, rischio sismico elevato, assenza di sistemi di prevenzione incendi, oltre a impianti elettrici, idrici e termici non a norma.
Tali elementi hanno portato il Tribunale a ritenere fondata la presunzione legale di un grave pericolo per l’integrità fisica dei minori. Nel dispositivo giudiziario si fa inoltre riferimento a “nuove condotte genitoriali inadeguate” legate alla gestione mediatica della vicenda. I genitori sono stati criticati per aver diffuso informazioni e immagini dei figli sui media, violando la privacy e utilizzando i minori come strumenti per ottenere un risultato favorevole nel procedimento legale. Un altro elemento rilevante riguarda il rifiuto da parte dei genitori di consentire alle autorità le verifiche e i trattamenti sanitari obbligatori previsti dalla legge.
Inoltre, rispetto alla situazione abitativa, la perizia tecnica commissionata dalla famiglia non è stata ritenuta sufficientemente esaustiva o convincente per garantire la sicurezza dell’immobile. Per quanto concerne l’istruzione parentale, i genitori non hanno fornito documentazione attestante la loro capacità tecnica ed economica di garantire un adeguato percorso educativo, né hanno prodotto le comunicazioni necessarie al dirigente scolastico della scuola più vicina, compromettendo così la possibilità di un controllo effettivo sull’istruzione dei minori.
La vicenda ha suscitato un ampio dibattito pubblico e una significativa mobilitazione online, culminata nella sottoscrizione di una petizione che ha raccolto oltre 31mila firme. I sostenitori della famiglia chiedono che il nucleo possa rimanere unito e continuare a vivere nella casa nel bosco, ritenendo che la scelta di uno stile di vita isolato e a contatto con la natura rappresenti una valida opportunità educativa e di crescita per i bambini. I genitori hanno più volte ribadito che la loro decisione non deriva da negligenza, ma dal desiderio di mantenere un rapporto profondo con l’ambiente naturale e con gli animali presenti nell’area.
Ritengono che questa modalità di vita protegga i figli da rischi sociali e culturali tipici della vita urbana e sia un contesto favorevole allo sviluppo armonico della loro personalità. Nonostante la mobilitazione, le autorità sottolineano la priorità della tutela dei diritti e della sicurezza dei minori, che deve prevalere rispetto a qualsiasi scelta genitoriale, soprattutto quando emergono elementi che mettono a rischio la loro integrità psicofisica e sociale. La permanenza della madre con i bambini nella comunità educativa vuole proprio garantire una continuità affettiva durante la fase di valutazione e monitoraggio, con l’obiettivo di individuare le migliori misure di tutela a lungo termine.

