La Procura di Pavia interviene ufficialmente per mettere un freno al crescente caos mediatico e alle speculazioni che stanno circolando sul delitto di Chiara Poggi, avvenuto 18 anni fa a Garlasco.
Con una nota diffusa dal Procuratore Fabio Napoleone, si ribadisce che i magistrati si esprimeranno solo al termine delle indagini in corso, evitando così interpretazioni premature o infondate.
La posizione ufficiale della Procura di Pavia
La nota della Procura di Pavia sottolinea come «qualsiasi attribuzione alla Procura di valutazioni, ricostruzioni o stati d’animo sia priva di fondamento se non supportata da comunicati ufficiali». Il Procuratore Napoleone spiega che i magistrati titolari dell’indagine, che mantengono costantemente informato il Procuratore sull’accuratezza delle verifiche, si pronunceranno soltanto al termine delle attività investigative, adottando le decisioni necessarie. Nel frattempo, qualsiasi dichiarazione proveniente da soggetti esterni all’Ufficio genera solo confusione, alimentando discussioni basate su ipotesi e congetture.
Le indagini si concentrano sulla ricerca della persona a cui appartiene il profilo genetico maschile individuato su una garza non sterile utilizzata 18 anni fa per prelevare materiale biologico sul corpo di Chiara Poggi. La ricerca coinvolge non solo gli operatori che hanno avuto contatti con il corpo della giovane, ma anche la cerchia delle sue conoscenze, inclusi il fratello di Chiara e Andrea Sempio, attualmente accusato di omicidio in concorso.
Le analisi del DNA, affidate alla genetista Denise Albani su nomina del gip Daniela Garlaschelli, hanno isolato un cromosoma Y su due campioni, uno dei quali contiene anche tracce lasciate da un infermiere che ha lavorato in sala autoptica. I pubblici ministeri e i carabinieri stanno procedendo su due fronti paralleli: da un lato, si concentrano sui tecnici intervenuti subito dopo la morte della ragazza; dall’altro, effettuano tamponi mirati tra conoscenti di Chiara, compagni di liceo, amici di Andrea Sempio e di Marco Poggi, nonché tra coloro che hanno frequentato la villetta di via Pascoli.

Un punto cruciale riguarda il DNA di cosiddetto “ignoto 3”, che alcuni consulenti di parte ritengono possa essere il risultato di una contaminazione, poiché la traccia biologica senza identità è mescolata con quella dell’assistente del medico legale che effettuò l’autopsia. Se questa ipotesi venisse esclusa, le ricerche si allargherebbero coinvolgendo tutte le persone che hanno avuto contatti con Chiara, considerando che la mattina del 13 agosto 2007 la ragazza aprì la porta a una persona di cui si fidava.
L’incidente probatorio, attualmente sospeso, dovrebbe riprendere entro una decina di giorni. Nel frattempo, inquirenti e investigatori lavorano per trasformare il DNA “ignoto” in un profilo identificabile, che potrebbe portare la Procura a chiedere alla giudice Garlaschelli un’estensione degli accertamenti irripetibili.
Intanto, sul caso è intervenuto anche il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, che ha definito l’indagine «lunga, costosissima e dolorosa». Il Guardasigilli ha ricordato come l’imputato Alberto Stasi, condannato a 16 anni, sia stato assolto in primo e secondo grado e poi condannato in appello, aggiungendo che potrebbero emergere nuovi elementi e persino un terzo sospettato. Non si esclude, dunque, che Stasi possa chiedere una revisione del processo alla luce delle nuove prove emerse.