Nel borgo spagnolo di Castrillo de Murcia, ogni anno nel mese di giugno va in scena una delle cerimonie più discusse e visivamente impattanti dell’intera Penisola Iberica. Si chiama El Colacho ed è una manifestazione che risale almeno al XVII secolo. I protagonisti sono uomini travestiti da diavoli, con abiti sgargianti rosso e oro, che saltano letteralmente sopra i neonati della comunità. I piccoli vengono stesi su materassi lungo le vie del paese, sotto gli occhi attenti di genitori, turisti e curiosi.
Il significato del gesto non è simbolico in senso generico. Per la tradizione locale, quel salto rappresenta una forma di purificazione e protezione. Un rito che vuole liberare i bambini dal peccato originale, allontanare le malattie e tenere lontani gli spiriti maligni. Un gesto arcaico, quasi tribale, che affonda le radici in pratiche pre-cristiane e che nel corso del tempo si è fuso con il calendario liturgico cattolico. La celebrazione avviene infatti la domenica successiva al Corpus Domini, in un equilibrio sempre delicato tra sacro e profano.
Un rito antico tra i campi della Castiglia
Castrillo de Murcia si trova nella provincia di Burgos, nel nord della Spagna. È un piccolo centro rurale circondato da colline coltivate a orzo, grano e vite. La popolazione è ridotta, ma nel giorno del Colacho il paese si riempie. Oltre ai residenti, arrivano centinaia di persone da fuori. Alcuni attratti dalla spettacolarità del rito, altri per devozione. Le origini precise di El Colacho restano incerte. I primi riferimenti noti risalgono al 1621, ma come molte feste popolari europee, anche questa sembra essere una rielaborazione cristianizzata di un rito pagano. Una cerimonia che, nel tempo, ha integrato elementi liturgici del cattolicesimo per sopravvivere alla modernizzazione e alle repressioni religiose.

Durante la festa, i “diavoli” percorrono le vie del paese, agitano fruste, spaventano i passanti, invocano il caos. Poco dopo, arrivano gli atabalero, figure simboliche che rappresentano l’ordine e la disciplina della fede. A quel punto il rito cambia tono: inizia il salto dei neonati. I bambini nati nell’ultimo anno vengono disposti con attenzione su materassi. I Colacho li superano con un balzo, senza toccarli. Un gesto veloce, coreografico, ma che richiede equilibrio e precisione. Secondo i residenti, è una sorta di secondo battesimo. Non sostituisce quello cristiano, ma lo affianca. Purificare, proteggere, iniziare la nuova vita con una benedizione speciale. È qui che si concentra tutto il significato del rito: unire la comunità, mantenere vive le tradizioni e affidare simbolicamente i più piccoli alla protezione collettiva.
Le polemiche che accompagnano il salto del diavolo
Nonostante la lunga storia e il profondo radicamento nel territorio, El Colacho è da tempo oggetto di discussione pubblica. Le critiche si concentrano su due fronti: la sicurezza dei bambini e la legittimità religiosa del gesto.
Negli ultimi anni, associazioni per la tutela dei minori e voci interne alla Chiesa hanno sollevato dubbi concreti. Il gesto del salto, pur effettuato con attenzione, comporta un rischio oggettivo. Stendere a terra neonati e saltarli con un balzo richiede coordinazione, ma anche fortuna. Fino a oggi non si sono mai verificati incidenti, ma le preoccupazioni restano.
Sul piano religioso, la Santa Sede ha espresso più volte una posizione chiara: l’unico rito riconosciuto per la purificazione spirituale è il battesimo. Il Colacho non ha alcun valore teologico e non sostituisce i sacramenti. La Chiesa, pur non approvando ufficialmente la cerimonia, la tollera come manifestazione folkloristica legata al Corpus Domini. Un compromesso che lascia spazio alla tradizione popolare, ma pone confini netti sul piano della dottrina.
La festa continua a essere celebrata con grande partecipazione e con un senso di identità forte. Per i residenti di Castrillo, El Colacho non è solo uno spettacolo, ma un momento di comunità, una memoria viva che si ripete ogni anno, senza interruzioni, da oltre quattro secoli. Anche in tempi moderni, con telecamere, social e critiche da tutto il mondo, il rito resiste. Con i suoi colori, i suoi simboli, e quel salto che continua a sollevare domande, fascino e qualche brivido.